Pagina:Baccini - Memorie di un pulcino, Bemporad & Figlio, Firenze, 1918.djvu/111

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– Tutt’altro! Che si fa celia a chieder due lire e mezzo di questa carcassa? O se gli è secco allampanato! –

Credei bene di beccarlo da capo.

– Ahi, ahi! Eppoi la vostra bestia ha il diavolo addosso....

— Le dirò, sor padrone; è un pezzetto che non ha mangiato e per conseguenza....

– Se la rifà co’ miei diti, eh! Orsù, finiamola, che ho furia, e ci ho Masino a casa che mi aspetta.... Qual è il vostro ultimo prezzo?

– Glie l’ho detto....

– No, no, è caro. Vi do una lira e ottanta centesimi, e il galletto è più che pagato. Vi piace?

– Veramente, non potrei.... La creda ch’e’ costa più a me; i’l’ho ingrassato a riso e a noci come i tacchini, sa ella? Ma oramai, facciamo anche questa. Tanto per cominciare.... –

Era la seconda volta che il bugiardo ripeteva la medesima storia. Fui slegato e consegnato al mio nuovo padrone, che mi prese fra le braccia con la delicatezza che avrebbe usata a un bambino.

Pover’uomo! Proprio l’apparenza inganna! E io che l’aveva beccato e ribeccato!

– Dio voglia, – dissi fra me – che una volta arrivato a casa non ci pensi più. –

Ripassai, in modo però molto più comodo del primo, alcune delle strade già note, e dopo aver percorso in tutta la sua lunghezza un graziosissimo viale fiancheggiato da eleganti palazzine, ci fermammo ad una specie di villino chiuso da un gran cancello di ferro.