Pagina:Baccini - Memorie di un pulcino, Bemporad & Figlio, Firenze, 1918.djvu/151

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non mi — 145 — sono annoiato mai ! Ma se c’ è tanto da vedere, tanto da imparare, anche fra le quattro mura d’un giardino di città, specialmente quand’ è vasto e ridente come questo ! È forse poca gioia, T assistere al levar del sole, quando la sua luce d’oro inonda tutta la città, schiude il calice di tanti fiorellini e fa risplendere come tante piccole stelle le pie-

  • truzze de’ viali e le gocciole di rugiada sospese alle foglie e ai fili d’ erba ? E quando

il sole, a poco a poco, si alza sull’orizzonte, che vivace ronzìo d’insetti, che musica nei nidi, che affrettato alternarsi di carri, di voci e di strilli per le vie cittadine! A furia di attenzione sono giunto a distinguere i pianti bizzosi dei fanciulli che non vogliono andare a scuola, le cantilene lamentose de’ poveri che chiedono l’elemosina, il cinguettìo delle servette, le parole spesso scorrette dei fiaccherai, i gridi de’ venditori ambulanti, il calpestìo misurato *de’ soldati che tornano dagli esercizi, il suono degli orologi pubblici che battono le ore. E tutto questo mi dà argomento di riflessioni ora gaie, — 146 —