Pagina:Baccini - Memorie di un pulcino, Bemporad & Figlio, Firenze, 1918.djvu/44

Da Wikisource.

— 38 —


— E ora, a dirla a lei, non mi riesce di trovar la via per ritornarvi. Il nostro padrone è Giampaolo, sa, quel contadino lungo, piuttosto secco....

— Ho capito, — disse il cane, e dopo aver annusato per l’aria, soggiunse: — seguiterai questa viottola fino in fondo, svolterai a sinistra, e dopo aver percorso tutta la salita, ti troverai di faccia alla chiesa; di lì a casa tua ci sono due salti.... desideri altro!

— Grazie e buona passeggiata, — risposi, salutandolo rispettosamente, e procurando di trottar più lesto che potevo: mi pareva mill’anni di riveder la mamma.

Come Dio volle, arrivai; e ognuno può immaginarsi com’io restassi nel veder quella povera creatura che sola, in mezzo a un gran quadrato di cavoli verzotti, girava gli sguardi da tutte le parti.

E la Maria? Cara bambina! anche lei era lì, inquieta e pensierosa; si vedeva chiaramente che essa pure mi cercava, dolendosi della mia scapataggine.

Correre incontro a tutt’e due e prorompere in un disperato pigolìo fu un punto solo.

Oh le feste che mi fece la padroncina!

Mi baciò, mi chiamò co’ più dolci nomi, e volle che subito mangiassi qualcosa; e mentre io col cuore pieno di gratitudine e di pentimento stavo beccando alcuni saporiti chicchi di grano, mi diceva amorevolmente:

— Cattivo! perchè ci hai fatto star tanto in pensiero? Dove l’hai passata questa nottataccia? Se tu sapessi quanto ti cercammo ieri sera all’avemmaria, allorché la povera gallina, col suo schiamazzare, ci ebbe avvisati che tu le mancavi! Girammo con la lanterna per tutto il podere! Invano mi sfiatavo a