Pagina:Baccini - Memorie di un pulcino, Bemporad & Figlio, Firenze, 1918.djvu/60

Da Wikisource.

— 54 —

che vuoi? Allora ero anche più piccino, e la curiosità.... Basta, seguitiamo il racconto. Ad un certo punto, uno dei galli dette a veder chiaramente che si sentiva stanco e che le forze cominciavano ad andarsene; quell’altro approfittò subito della dolcezza del nemico, e inferocì maggiormente.

Le sue beccate caddero fitte e rabbiose negli occhi della sua vittima, con regolarità spaventosa. Il vinto si dibattè, svolazzò, cercò di aprirsi una via tra i ferri della ringhiera; ma fu tutto inutile; il suo nemico lo inseguì, sempre punzecchiandolo e lacerandolo. Finalmente il povero galletto si fermò, chinò il capo e parve come preso dal sonno; il vincitore allora si mise a guardarlo attentamente senza dargli noia.

Ma dopo un paio di minuti di tregua, il moribondo rialzò adagio adagio la testa, e quell’altro, pronto, gli rovesciò addosso una tempesta di beccate. La vittima fece di nuovo un leggero movimento, si scosse, vacillò e morì. Il vincitore allora, in segno di letizia, si mise a cantare, ma in quel mentre venne un servitore e li portò via tutt’e due. Così ebbe fine la scena dolorosa, ed era tempo. Io non ne potevo più.

Tutti gli spettatori si alzarono per andarsene; chi parlava su’ meriti de’ galli, chi sulle vicende della lotta; io piangevo dirottamente, e il mio compagno durò una gran fatica a calmarmi.

Stetti tre giorni senza poter mangiare col mio solito appetito. Ora è passato un gran pezzo da quella giornataccia; ma ogni volta che ci ripenso, mi sento tutto rabbrividire.

— Lo credo io! — esclamò commossa la Marietta,