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— Perchè me lo domandi, babbo? — esclamò il fanciullo. — La mamma! Mi ha messo al mondo, mi ha allevato e quando ebbi la scarlattina, te ne ricordi? vegliò giorno e notte al mio capezzale insieme con te. Come si fa a non volerle bene?
— Dunque, — seguitò il signor Angelo se con tutto l’affetto che hai per la mamma, venisse qualcheduno, per esempio un ragazzaccio a darle noia, che cosa faresti?
— Io? figuratelo! Prima mi proverei di farlo smetter con le buone, e se non bastasse, difenderei la mamma con tutte le mie forze.
— E faresti benone. Oh se invece avesse dato noia a te, avresti dovuto aver pazienza e soffrire, piuttosto che vendicarti.... Ma alla mamma! Che si canzona! Ora per farti capire l’affare della guerra, rispondi prima a queste mie domande. Dove sei nato?
— A Firenze.
— Dove sei cresciuto?
— A Firenze.
— E i tuoi amici e i tuoi maestri di dove sono?
— Oh bella! di Firenze!
— I tuoi poveri nonni riposano pure a Firenze, al Monte alle Croci, non è vero?
— Sì, babbo, ― rispose il bambino.
— Dimmi un po’: ti dispiacerebbe a lasciarla la bella città dove sei nato, cresciuto e diventato buono? Dove riposano in pace le ossa de’ tuoi maggiori?
— Oh non me lo dir neppure! Se mi dispiacerebbe! Lo credo io!
— Ne convieni, Alberto, che la terra nella quale siamo nati è quasi una madre per noi?