Pagina:Balassa - L'arte di ferrare i cavalli senza far uso della forza.djvu/14

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10 sezione prima


§ 6.

Non si sostenne a torto che quegli a cui non riuscì l’addestramento di un cavallo giovine e non viziato, non ha saputo per lo più giudicare dell’indole sua e trattarlo convenientemente. O egli non sapeva conoscere se il cavallo era atto all’uso a cui la natura lo ha destinato, o non ha considerata la forza e l’età del medesimo, o finalmente non usò il modo con che vuol essere trattato. L’opporsi ne fu la conseguenza: un intollerante ed aspro trattamento venne dippoi; l’ostinazione dell’animale si accrebbe; ed in vece d’intendersi vicendevolmente si pongono il cavallo ed il cavallerizzo in un aperta lotta l’uno contro l’altro; nella quale l’ultimo di rado ne è il vincitore, e l’addestramento del primo non corrisponde il più delle volte allo scopo del servizio, rendendosi anzi di sovente il cavallo stesso affatto inservibile.

§ 7.

Col mezzo dell’esperienza io mi sono pienamente convinto che non vi hanno cavalli cattivi in natura, ma che divengono cattivi quando cadono in mani inesperte; come pur troppo frequentemente accade. Ordinariamente i cavalli di rimonta ed altri vengono affidati per l’istruzione a tali individui, i quali abbisognerebbero essi stessi di essere dapprima instrutti, ed a cui manca affatto la cognizione e la idoneità di occuparsi convenientemente di cavalli e di farsi da essi chiaramente intendere; ciò che rendesi assolutamente indispensabile.