Pagina:Balassa - L'arte di ferrare i cavalli senza far uso della forza.djvu/32

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28 sezione seconda

vallo tira calci verso l’ajutante, o diviene nuovamente ritroso, l’istruttore ha un’altra volta motivo di dargli a conoscere il suo malcontento col mezzo dello sguardo, della voce e dell’aspetto, o mediante la redine del cavezzone. Se questi mezzi vengono impiegati convenientemente ed in tempo opportuno, si può ritenere con sicurezza che il cavallo ha perfettamente inteso l’istruttore, e che in avvenire o cesserà affatto dal trar calci, o la sua indocilità sarà d’assai minore. Sebbene un cavallo, il quale non fu mai sottoposto ad un simile trattamento, non intenda da principio l’istruttore, comprenderà tuttavia assai facilmente, mediante codesto modo di procedere, continuato ed opportuno, ciò che si esige da lui; e deporrà quella indocilità, che per lo più non ha fino allora dimostrata che per difendersi da’ cattivi trattamenti.

§ 26.

Finchè dura l’operazione, l’istruttore non deve mai rimuovere gli occhi suoi da quelli del cavallo, come lo indicano le figure qui annesse, affinchè non abbia a venir meno l’attenzione di quest’ultimo; e tutto al più può volgere uno sguardo rapido, se è d’uopo, per vedere se il cavallo si appoggia ugualmente su tutti e quattro i piedi. In generale l’istruttore deve mettersi in attitudine di leggere pressochè negli occhi e nell’aspetto dell’animale, e di dirigere nello stesso tempo e il maniscalco e l’ajutante.

§ 27.

"Saper prevenire a tempo dèbito il cavallo", chiamasi,