grand’animo d’Ildebrando, che lo doveva compiere poi. E il fatto sta,
che la parte letteraria di tal risorgimento fu quasi tutta italiana. I
nomi di san Pier Damiano [988-1072], Lanfranco [1005-1089],
sant’Anselmo di Lucca, oltre parecchi altri, e sopra tutti
sant’Anselmo d’Aosta [1033-1109], che fu per due secoli, fino a san
Tomaso, il piú gran teologo e filosofo d’Italia e della cristianitá,
pongono fuor di dubbio questo antichissimo primato della coltura
italiana; e confermano, del resto, ciò che sará forse giá stato
osservato dagli attenti leggitori; che le grandi opere di Gregorio VII
non furono di lui solamente, ma di parecchi insieme, di tutto il
secolo di lui; che Gregorio VII, come tutti gli altri variamente
grandi, non fu grande solitario ma accompagnato; il piú grande fra uno
stuolo di grandi; un grandissimo che non disdegna né invidia gli
altri, ma se n’aiuta. Del rimanente, e tutti questi, ed altri non
nominati, ed Ildebrando stesso, e tutto il risorgimento vennero senza
dubbio dalle numerose riforme di monaci fattesi in questo secolo, da’
monasteri. Ogni cosa ha il tempo suo, e non è cecitá piú nociva ad
ogni retta intelligenza della storia, che non saper veder la grandezza
antica delle cose impicciolite poi. — Finalmente, fu altra parte del
medesimo risorgimento ecclesiastico, il risorgimento di quella che è
sempre primogenita fra le arti del disegno, dell’architettura. Nei
secoli stessi piú barbari, i papi edificarono per vero dire, ed
ornarono chiese in Roma; ma barbaramente allora. All’incontro nel
secolo decimo i veneziani incominciarono San Marco, e fu certamente
grand’opera, principio di risorgimento. Tuttavia fu ancora
architettura bizantina, greca, non nostra, e d’artisti probabilmente
non nostri; come, del resto, quel poco che avemmo allora dell’altre
due arti. Ma è monumento d’arte giá diversa, e che perciò può
incominciare a chiamarsi «italiana», il duomo di Pisa, incominciato da
Buschetto, italiano, nel 1016, finito nel 1092, edificato in gran
parte di ruderi antichi, e in istile che non si può piú dir né romano
decaduto, né longobardo, né greco, né arabo, ma quasi eclectico e giá
originale. Perciocché questo fu fin da principio, nell’arti, come poi
nelle lettere, il carattere dell’originalitá italiana; che ella