a’
suoi antichi duci o dogi, aveva sola saputa accrescere, compiere,
mantener sua indipendenza, ed or temeva per essa e vi provedeva bene
cosí. Federigo, privo di tedeschi, adunò gl’italiani fedeli suoi,
signori feudali e milizie di cittá, e mosse contro a Verona; ma
s’accorse d’essere oramai malveduto, e indietreggiò e risalí a
Germania, minacciando il ritorno. Se non che fu trattenuto colá due
anni e piú, dalla contesa che avea con Francia ed Inghilterra per li
suoi antipapi (Vittore, poi Pasquale), e da quell’altra, or risorta,
di sua casa Ghibellina contro alla Guelfa. — Intanto se n’avvantaggiava
tra noi la parte non chiamata ancora ma giá simile, giá
anti-ghibellina, anti-imperiale. Papa Alessandro, rifuggito in
Francia, era stato richiamato, e tornò a Roma [1165] aiutato dal re di
Puglia Guglielmo I; a cui [1166] succedette Guglielmo II detto «il
buono», contrario naturalmente, come tutti i predecessori, agli
imperatori. — Finalmente [1166] fece Federigo la sua quarta discesa per
Val Camonica e Brescia, impedito che gli era il passo solito del
Tirolo dalla lega veronese. Dicesi avesse un forte esercito; ed io
crederei che fosse veramente forte di tedeschi come i precedenti; ma
che quelle centinaia di migliaia che si contavano in quelli fossero
d’italiani aggiuntisi loro allora, e non aggiuntisi ora, e che cosí in
tutto rimanesse povero l’esercito imperiale. Cosí è: quando gli
stranieri non troveranno piú cattivi italiani in Italia, essi,
contandosi, si troveran sempre pochi. Il fatto sta, che Federigo non
assalí una cittá in Lombardia, perdette sei mesi intorno a Bologna,
scese contro ad Ancona, la quale per resistergli s’era alleata o forse
data all’imperatore orientale e n’avea un presidio greco. Ma Ancona si
riscattò con danari, e Federigo s’avanzò contra Roma e papa
Alessandro; sforzò la cittá leonina, assalí ma non poté sforzare il
Colosseo dove il papa s’era rinchiuso, ed onde poi egli si salvò a
Benevento. Allora Roma diedesi a’ tedeschi; ma questi furono tra breve
invasi, morti molti, spaventati i superstiti dalle febbri endemiche;
ondeché si ritrasse Federigo per Toscana, e fu quasi fermato dalla
cittaduzza di Pontremoli, e salvo dal marchese Malaspina che il
condusse a Pavia. E intanto, in aprile 1167,