soprattutto della
corruzione di parte guelfa, della mancanza di unitá, di scopo in essa.
Arrigo scendea con poca gente, poco danaro, non trovava parte
ghibellina forte in nessun luogo, salvo Verona. Avrebbe potuto esser
escluso facilmente; fu accettato, corteggiato da’ guelfi poco men che
da’ ghibellini. Limitò, per vero dire, sue pretese (quanto diverso da’
predecessori!) a stabilir vicari imperiali, e far ripatriar fuorusciti
nelle cittá guelfe o ghibelline, quasi egualmente: e fu quasi
dappertutto obbedito dove passava; disobbedito appena passato. La
potenza imperiale era oramai un’ombra, un nome; ma ombra e nome era
pure oramai parte guelfa contro agli stranieri, realitá solamente per
proseguir le invidie, le vendette, gli sminuzzamenti d’Italia. Scese
Arrigo in sul finir del 1310 pel Moncenisio; venne ad Asti, giunse a
Milano, e vi ricevette la corona reale [1311]. Sollevossi il popolo;
e, represso, ne rimaser ricacciati i Torriani, ritornati in potenza i
Visconti, che non la perdettero piú. Sollevaronsi, ripacificaronsi
parecchie cittá di Lombardia. Brescia sola, fin d’allora piú
perdurante dell’altre, fu assediata e presa. Quindi Arrigo venne a
Genova, l’antica guelfa, che gli si diede; a Pisa, l’antica
ghibellina, che gli aperse le braccia; a Roma, dove fu incoronato in
Laterano da’ legati del papa [1312], mentre Vaticano era tenuto per
Roberto di Napoli, capo naturale ma inoperoso dei guelfi. Risalí
quindi a Toscana, pose campo contro a Firenze, che sola ebbe qui e
sempre la lode di costanza guelfa, che disprezzò le minacce di
cancelleria e di guerra, che resistette. Quindi Arrigo levonne il
campo, avviossi contra il Regno, ma infermò e morí a Buonconvento
[1313]. Fu quasi fuoco fatuo, lucente ed innocente. — E quindi, come
ogni parte dopo una speranza, o peggio un tentativo fallito, decadde
la parte ghibellina (divisa anch’essa, del resto, in esagerati e
moderati, detti «verdi» e «secchi»), non men che la guelfa. Rimasero
le due senza scopo né d’imperatori né di papi, lontani e disprezzati
gli uni e gli altri; sopravivendo di nome, si spensero in realitá;
lasciaron luogo a nuovi interessi, passioni nuove. Uguccione della
Faggiola, fatto capitano di Pisa e Lucca e di tutti i ghibellini
all’intorno, si mantenne alcuni anni, ed anzi