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274 libro sesto

come s’era fatto allo Sforza. Pare impossibile, ma è certo; avvi una contagiositá dei delitti; e tanto piú, quanto piú eccessivi. Addí 26 aprile 1478, in mezzo alla messa udita da’ due fratelli, al segno dell’elevazione, un Bandini trafigge Giuliano, un Pazzi pure gli s’avventa con tal impeto, che trafigge se stesso; mentre un Antonio da Volterra manca il colpo su Lorenzo, che si difende colla cappa e rifugge in sacrestia. Ciò veduto, e che il popolo fiorentino inorridiva invece di sollevarsi, il Bandini fuggí di cittá, d’Italia, dalla cristianitá, a Costantinopoli. Intanto il vescovo Salviati, che dovea prendere il palazzo della Signoria, separato per un caso da’ compagni giá introdottivi, s’era turbato e scoperto; e preso esso ed essi dal gonfaloniero, e chi scannato lí, chi sbalzato dalle finestre, furono ivi appiccati il vescovo con due cugini suoi, e Iacopo Bracciolini, figlio del famoso letterato. La congiura era spenta. Si spense dopo essa, come succede, molto di libertá fiorentina, e, che forse fu peggio, quell’unione degli Stati italiani, la quale era stata fondata da’ grandi uomini della penultima generazione, mantenuta dagli stessi minori dell’ultima. Lorenzo, rimasto solo alla potenza repubblicana, la rivolse poco meno che in signoria; non risparmiò supplizi, non rispettò la costituzione dello Stato. E tutta Italia se ne turbò. Il papa scomunicò Lorenzo e la Signoria per l’uccisione del vescovo Salviati, e s’uní con Ferdinando di Napoli e con Siena contra Firenze. Federigo, duca di Urbino, fu condottiero della lega; Ercole d’Este, de’ fiorentini, che al solito non avean grandi uomini di guerra tra lor cittadini. Bona di Savoia, reggente il ducato di Milano, era sola alleata loro. Ma le furon suscitati nemici in casa e intorno. Nel medesimo anno i genovesi scossero la signoria di Milano, e rifecersi un doge cittadino. Poi (1479), scesero svizzeri, e vinsero i milanesi a Giornico. E finalmente, Ludovico il moro (il gran traditor d’Italia poi), lo zio del fanciullo Galeazzo, dichiaratolo maggior d’etá, tolse a Bona e prese egli la potenza che tenne sempre poi. Intanto, i fiorentini, sconfitti al Poggio imperiale, erano all’ultimo. Allora Lorenzo, che non era stato buono a far il capitano, mostrossi buono e coraggioso uomo di Stato. Entrato in negoziati, e veduto di non