letteraria e farvisi grande: virile poi ed austero il poema
in amore, in costumi, in politica, in istile, e per quella stessa
accumulazione di pensieri che fa del leggerlo una fatica, ma la piú
virile, la piú sana fra le esercitazioni somministrate dalle lettere
nazionali ai molli animi italiani. Quest’esercizio dunque, e non le
opinioni politiche particolari, sovente guaste, sovente contradicenti a
se stesse, è ciò che si vuol cercare, è ciò che si troverá
abbondantemente nel nostro poema nazionale; è ciò che il fa caro a tutti
coloro che si congiungono nel desiderio di veder ritemprati gli animi
italiani; è ciò che il fa odiato e deriso da tutti coloro che ci
vorrebbon tenere nelle nostre mollezze secolari. Farebbe opera feconda di
risultati non solamente letterari, ma morali e politici, chi mostrasse
questo che a me par merito incontrastabile di Dante sopra tutti i nostri
scrittori de’ secoli seguenti. Ma egli spicca, forse piú che altrove, al
confronto dei due, i quali insieme con lui son volgarmente detti padri
della nostra lingua. — Petrarca [1304-1374] ha parecchi grandi meriti
senza dubbio: quello d’essere sommo tra quanti poetarono d’amore in tutte
le lingue romanze; quello d’aver cantato d’Italia nobilissimamente e
forse piú giustamente, piú per l’indipendenza, che non Dante stesso; e
quello poi di essere stato non primo (ché fu preceduto almeno da san Tommaso),
ma uno de’ primi e piú efficaci cercatori e restauratori degli
antichi scrittori greci e latini. Ma quanto alla poesia amorosa, romanza
o lirica, è a considerare, che non solo ella fu una sola parte, quasi uno
squarcio dell’ingegno di Dante, da lui negletto per salir piú su; ma (ed
importa molto piú) che questo bello e facil genere non sale, non può
riuscire a grandezza mai, non sopratutto innalzare o temprare una lingua,
una letteratura, una nazione; tantoché ne restarono forse stemprate le
stesse poesie nazionali di Petrarca, ne restò stemprato per certo
l’ingegno di lui, il quale fece pochissime di tali poesie, e non seppe
darci un canzoniere nazionale o popolare, come Dante ci avea dato un
poema; tantoché sorse quindi una serie, una folla d’imitatori i piú
fiacchi e piú noiosi che siena stati mai. Del resto, Petrarca portò il
segno della sua inferioritá a