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delle preponderanze straniere |
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da due secoli, il
cader nell’errore grossolano di dar a fare una mutazione di Stato, una
rivoluzione, una legislazione o costituzione ad un’assemblea popolare,
di creare, nome novissimo, un’assemblea costituente. Questo errore
trasse a tutti gli altri, alle colpe, ai delitti, agli scempi, alle
nefanditá che tutti sanno, che tutti i buoni aborrirono e vituperarono
giá, che ora è venuta una colpevol moda di lodare o scusare, o almeno
non vituperare. La bontá dello scopo ideato da principio, ed arrivato
all’ultimo, fa quest’inganno nelle generazioni presenti, dimentiche de’
fatti intermediari; e cosí noi liberali prendiamo quel brutto vizio,
che condanniamo pure in altrui, di scusar i mezzi dallo scopo. Ma, mi
si perdoni o no, io non mi vi arrenderò: brutto è giá l’arrendervisi
tra le concitazioni della pratica, ma piú brutto nella tranquillitá
dello studio; qui sarebbe premeditata adulazione per un po’ d’applausi.
L’assemblea costituente del 1789 discostituí lo Stato, se stessa;
fecesi governo solo, onnipotente, prepotente. L’assemblea, che le
succedé nel 1791 con nome diverso, di legislativa, e facoltá minori ma
poi esagerate, discostituí piú, fece o lasciò cadere quella monarchia
deliberativa che sola era voluta da principio. E, nuova vergogna di
quella nazione a’ que’ tempi, la terza assemblea, la Convenzione, abolí
poi la monarchia senza nemmeno costituir la repubblica. Dal 1792 al
1796 che si costituí il Direttorio o governo esecutivo repubblicano,
non vi fu né monarchia né vera repubblica rappresentativa; vi fu,
incredibile esempio in questo secolo, una gran nazione non costituita,
non governata, se non alla giornata, da’ pochi che si trovarono a caso
in Parigi; or quel comune, or le sezioni di esso, ora una pluralitá,
ora una minoritá dell’assemblea; or quelle di altre assemblee non
legali, or l’uno o l’altro membro delle une o delle altre; un vero
caos politico, un tal cumulo di scelleratezze e barbarie, da far forse
scusar l’error contrario a quello detto poc’anzi, di abborrire lo
scopo di libertá, in memoria de’ mezzi che l’instaurarono colá. Ma
il sommo e piú pazzo delitto di quella rivoluzione fu senza dubbio
l’uccisione del re. Non solo l’uccisione, ma il giudicio stesso d’un
re è sommo delitto politico in qualunque regno: in uno