e fiorentini, e per gli uni o gli altri
le varie potenze d’Italia, e Massimiliano re de’ romani. Il quale,
invitato anch’egli dal Moro, il gran chiamator di stranieri, scese a
frapporsi in tutto ciò con poca gente e pochi danari, e quindi non
prese le corone solite, non fece nulla, e risalí disprezzato oltre
ogni altro imperatore mostratosi in Italia. — I fiorentini tentavano
intanto riordinar lor repubblica sgombra di Medici; ma eran divisi in
parti, non piú nazionale o straniera, né per il papa o l’imperatore,
per l’aristocrazia o la democrazia, per la repubblica o la signoria,
ma pro e contro un frate domenicano, Gerolamo Savonarola. Costui,
zelante, costumato, austero a sé, aspro ad altrui, in tempi corrotti,
avea colle prediche politiche tratti molti a sé, vivente ancora
Lorenzo. Era stato chiamato al letto di questo morente, e dicesi non
l’avesse voluto assolvere, perché Lorenzo non voleva restituire la
repubblica, a modo di lui il frate. Avea profetato malanni, castighi
di Dio, francesi; ed or pendeva a questi che avean adempiute sue
profezie. I suoi partigiani chiamaronsi «piagnoni»; i contrari,
gente di mondo, gentiluomini i piú, «arrabbiati»; i medii, piú o men
desiderosi de’ Medici, «bigi,» e poi «palleschi»; nomi e parti del paro
ignobili. I particolari del tempo son vere commedie; il fine, tragedia
barbarissima, da medio evo che ancor fiorisse. Contrario al frate
riformator di costumi e disciplina ecclesiastica era Alessandro VI,
naturalmente. Gli proibí di predicare. Il frate obbedí per poco; poi
ricominciò, e contro al papa. Allora uscirono da sé, o fecersi uscire
contra lui altri frati; prima un agostiniano, poi un francescano,
Francesco di Puglia, il quale propose una di quelle stoltezze od
empietá parecchie volte condannate dalla Chiesa, un giudicio di Dio:
che passassero egli fra Francesco e il Savonarola tra una catasta
ardente; e chi passasse illeso, quegli vincesse. Savonarola non volle,
ma s’offri per lui fra Domenico suo confratello. Appuntossi il dí 7
aprile 1498; grande aspettativa, grand’apparecchio, gran concorso.
Ma venuti al duello i due frati, fecero come chi vuole e disvuole,
attaccaron disputa sul modo: cioè (quasi profanazione al dirne), sul
Sacramento, che il domenicano volea portar con sé tra le fiamme,