Questa è la questione, e tutta la questione
d’oggidí. Non pochi eventi sopravvenner giá nei trentadue anni corsi,
che avrebbon potuto esser utili, che furono inutili a noi disgiunti
e disapparecchiati. Altri ne sorgeranno indubitatamente prima che si
compia questo operosissimo fra’ secoli cristiani. L’Europa è ordinata,
è vero, ad occidente; ma è ella ad oriente? Non s’ordinerá ella pure
lá in qualche modo? cadendo turchi, o sorgendo slavi, o sfasciandosi
questo o quell’imperio? ché poco importa, insomma, se sappiamo
apparecchiarci, cioè se sappiamo unirci. — E finalmente, se qui pure
ci rivolgiamo dai fatti agli scritti, alle colture, di queste pure
noi osserveremo due tempi molto diversi negli ultimi trentadue anni.
Un primo di compressione, maggiore forse che non sia stata mai, per
parte de’ governi; e quindi un tempo di nullitá quasi universale negli
scrittori, salvo pochi che scrissero allora con incomparabile, due con
immortal mestizia. Ed un periodo secondo, in che dai nostri compatrioti
fuor d’Italia ci vennero dapprima parole esagerate e furenti, ma a
poco a poco parole forti di moderazione e sapienza; e in che poi i
nostri principi incominciarono a tollerar piú o meno che cosí pur si
tentasse scrivere dentro Italia. — Sappiamo riconoscere il bene anche
troppo lento, se vogliamo accelerarlo; sappiamo benedirne chi ce ne dá,
se vogliamo averne piú; sappiamo ringraziarne Dio, di cui non parmi
invocar invano il nome qui; sappiamo, come italiani e come cristiani,
pregar Lui che ha in mano gli animi italiani di unirli ad acquistare i
destini ch’Ei ci apparecchia; e sappiamo, come giá i maggiori nostri
di Legnano, risollevarci dopo la preghiera, ad operar per la patria
fino alla morte, ciascuno secondo tutte le proprie facoltá. Che se fu
in niun secolo mai, certo è evidente nel nostro, Dio suol proteggere
coloro che operano così.