di sito e di lingua, furono i
veri fratelli d’Italia, piú che tanti che si cantavan tali. In Torino
era reggente il principe di Carignano, fremente armi come i suoi
cugini, obbediente al posto assegnatogli dal suo re. Il ministero,
formato, con tutti que’ primi costituzionali, di uomini d’ogni tinta
liberale epperciò eterogenei, non si divise perciò, rimase unito dal
sentimento comune della indipendenza; finché non furono adunate le
Camere addí 9 maggio. Né in queste stesse si urtarono guari le parti,
da principio, finché durò al campo la vittoria. Ma venuti gli indugi,
gli errori dopo Goito, venner le accuse, giuste in parte, ingiustissime
ed anche piú inopportune nelle loro esagerazioni, contro all’esercito;
ed intanto poi la domanda de’ genovesi di distruggere (in mezzo
alla guerra!) due de’ loro forti; e poi, dopo la fusione lombarda
unanimemente pronunciata, quella coda della Consulta legislativa
staccata, che i lombardi vollero fino all’adunarsi della comune
Costituente; allora si divisero naturalmente ma miseramente e Camera
e ministero; e fu cresciuta la confusione dalle iterate demissioni di
questo e gl’indugi a formarne un altro, e finalmente dalle sconfitte
dell’esercito. Due gravi, diversi, anzi opposti, rimproveri furono
fatti allora e poi alla diplomazia piemontese; dall’una parte, di
non avere conchiusa una confederazione o almeno una lega italiana
domandata da Roma e Toscana; dall’altra, di non aver conchiusa la pace
colla linea dell’Adige offerta da Schnitzer a Milano e da Himmelauer a
Londra. Ma, quanto alla lega, i documenti posteriori e le narrazioni
stesse fattene in senso contrario dimostrano che tali negoziati non
servirono quando furon fatti, non avrebbero servito, se fatti prima,
se non (come succede in ogni negoziato senza base niuna possibile), se
non a divider piú. E quanto alla linea d’Adige, io concedo facilmente
che il non accettarla fu error sommo per il Piemonte certamente, ed
anche per l’Italia; ma fu di quegli errori che non era forse possibile
non fare allora, che il non farli non avrebbe servito a salvar le
sconfitte, e che ad ogni modo furono, come tutto il resto, generositá,
lealtá, o se si voglia pazzie piemontesi, compensate come abbiamo giá
veduto. Piú reale e nocivo