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appendice 229

di sito e di lingua, furono i veri fratelli d’Italia, piú che tanti che si cantavan tali. In Torino era reggente il principe di Carignano, fremente armi come i suoi cugini, obbediente al posto assegnatogli dal suo re. Il ministero, formato, con tutti que’ primi costituzionali, di uomini d’ogni tinta liberale epperciò eterogenei, non si divise perciò, rimase unito dal sentimento comune della indipendenza; finché non furono adunate le Camere addí 9 maggio. Né in queste stesse si urtarono guari le parti, da principio, finché durò al campo la vittoria. Ma venuti gli indugi, gli errori dopo Goito, venner le accuse, giuste in parte, ingiustissime ed anche piú inopportune nelle loro esagerazioni, contro all’esercito; ed intanto poi la domanda de’ genovesi di distruggere (in mezzo alla guerra!) due de’ loro forti; e poi, dopo la fusione lombarda unanimemente pronunciata, quella coda della Consulta legislativa staccata, che i lombardi vollero fino all’adunarsi della comune Costituente; allora si divisero naturalmente ma miseramente e Camera e ministero; e fu cresciuta la confusione dalle iterate demissioni di questo e gl’indugi a formarne un altro, e finalmente dalle sconfitte dell’esercito. Due gravi, diversi, anzi opposti, rimproveri furono fatti allora e poi alla diplomazia piemontese; dall’una parte, di non avere conchiusa una confederazione o almeno una lega italiana domandata da Roma e Toscana; dall’altra, di non aver conchiusa la pace colla linea dell’Adige offerta da Schnitzer a Milano e da Himmelauer a Londra. Ma, quanto alla lega, i documenti posteriori e le narrazioni stesse fattene in senso contrario dimostrano che tali negoziati non servirono quando furon fatti, non avrebbero servito, se fatti prima, se non (come succede in ogni negoziato senza base niuna possibile), se non a divider piú. E quanto alla linea d’Adige, io concedo facilmente che il non accettarla fu error sommo per il Piemonte certamente, ed anche per l’Italia; ma fu di quegli errori che non era forse possibile non fare allora, che il non farli non avrebbe servito a salvar le sconfitte, e che ad ogni modo furono, come tutto il resto, generositá, lealtá, o se si voglia pazzie piemontesi, compensate come abbiamo giá veduto. Piú reale e nocivo