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delle preponderanze straniere 23

d’Adriano e quasi tutto quello di Clemente, fu il tempo peggiore che toccasse in quel secolo di strazi alla straziatissima Italia. Già un nuovo esercito francese sotto Bonnivet, era ridisceso in Lombardia; e ridiscesevi un esercito tedesco sotto il Borbone, principe, contestabile e traditor di Francia. Dir le fazioni che seguirono tra questi due, e Colonna e Pescara capitani degli spagnuoli, e Giovanni de’ Medici condottiero di quelle «bande nere» che si contano per l’ultima delle compagnie di ventura, ed altri minori, e le prede e le stragi di tutti, e le pesti che vi si aggiunsero, fu quasi soverchio, e riuscí noiosissimo anche nelle storie distese e del tempo; qui sarebbe impossibile ed inutile. Qui non sono nemmen piú a notare errori particolari. Quando s’è fatto quello massimo di dar la patria a stranieri, senza nemmeno serbar in mano l’armi onde approfittar di lor divisioni, di nostre occasioni, non è piú nulla a fare o dire, che soffrire finché dura il castigo di quel sommo errore, proprio o de’ maggiori. Resta memoria d’un progetto di quella mente feconda di Machiavello, la quale, colla sua costante preoccupazione dell’indipendenza, si fa forse perdonare tanti altri errori; il progetto che s’accostasser tutti gl’italiani a Giovanni de’ Medici, alle bande nere, che eran le sole armi italiane rimanenti. Ma che? Erano armi mercenarie e poche; e poi, Giovanni era buon guerriero sí, ma non aveva date prove di grandezza militare, ed anche meno di politica; né avea per sé quell’opinione universale, che è, dopo l’armi, il primo apparecchio a farsi duce di siffatte imprese. — Insomma, i francesi si ritrasser di nuovo per Ivrea ed Aosta nel 1524; e in questa ritirata morí Baiardo, che fra cosí brutte guerre seppe, dai vinti stessi, ottener nome di «cavalier senza paura e senza rimproccio»; e che morente e compatito dal Borbone, risposegli: — Non io che moio per la patria, ma fate pietà voi che la tradite. — Borbone e Pescara fecero quindi una punta in Provenza fino a Marsiglia; ma ne tornarono in fretta contra Francesco I, scendente di nuovo. Questi pose assedio a Pavia [ottobre], e mandò un altro esercito fin nel Regno, ove si mantenne parecchi anni. Ma accorso il Pescara a Pavia, seguí [25 febbraio 1525] quella gran battaglia dove fu preso il re di Francia.