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delle preponderanze straniere 35

ciò solamente, ne rimarrebbe incompiutissima l’idea di questo periodo, di politica pessima sí, ma di coltura la piú splendida fra quante furon mai da Pericle a’ nostri dí. Del resto, noi spiegammo giá siffatto contrasto: tutti gl’impulsi eran giá dati, tutti gli uomini giá nati e piú o meno educati, quando incominciò questo periodo; impulsi ed uomini non potevano cessare a un tratto; il fior maturato al tempo piú sereno, doveva fruttificare a malgrado la tempesta. E tanto piú, che mentre venivasi distruggendo ogni indipendenza e libertá nazionale, rimase pure per qualche tempo molta libertá personale; che chi era oppresso dagli uni trovava libertá, operosità presso ad alcun altro, presso a quegli stessi stranieri, i quali (a ragione allora, e relativamente a’ nostri avi) furon detti «barbari», ma che pur ammiravano, promovevano e venivan prendendo le nostre colture. E così in somma sorse quello che noi chiamammo giá «baccanale», ma che qui diremo elegantissimo baccanale di coltura; un rimescolio di scelleratezze e patimenti e solazzi, per cui l’intiera Italia del Cinquecento si potrebbe paragonare alla lieta brigata novellante, cantante ed amoreggiante in mezzo alla peste del Boccaccio; se non che qui, oltre alla peste, eran pure le ripetute invasioni straniere, le guerre, i saccheggi, le stragi, i tradimenti, le pugnalate e i veleni; ed oltre ai canti e alle novelle, ogni genere di scritture e di stampe, e pitture e sculture e architetture, ogni infamia, ogni eleganza, ogni contrasto. Noi vecchi rammentiamo un tempo minore, ma simile, quello dell’ultime invasioni francesi; simili i due in que’ contrasti, e simili anche in ciò, che nell’uno e nell’altro tutte le colture erano frutti, tutti gli uomini erano figli del secolo precedente. Cosí non si assomiglino intieri i due secoli decimosesto e decimonono! cosí non vengano scemando via via gli splendori del secondo, come siam per veder del primo! — Se non che, la libertá nuovamente sorta in Italia, e giá radicata in Piemonte, pare assicurarci oramai da quest’ultima somiglianza. Il sole risorto della libertá non può non maturare nuovi e migliori frutti di coltura. — E tornando a quelli del Cinquecento, noi incominciamo dalle lettere, dalla storia o politica scritta, vicina alla pratica, e dallo scrittor piú vicino,