— Dá ella benedizione o maledizione? — E Michelangelo: — Minaccia questo
popolo se non è savio. — Ma il popolo non fu savio ed atterrò poi
la statua. Meglio un pontefice benedicente, e ribenedetto; dureran
serbate da’ popoli le statue sue. Una terza volta, sotto Clemente
VII, ei lasciò Roma, come dicemmo, per servir la patria da ingegnere.
I freschi da lui fatti in Vaticano serviron di studio all’ultima
maniera di Raffaello. Fu geloso di questo, come vecchio di giovane
da cui sia superato; e volendo rivaleggiare anche in pittura a olio,
a che era poco pratico, s’aggiunse fra Sebastiano veneziano; e i due
insieme fecero de’ gran bei lavori, ma men belli che quelli fatti da
Raffaello. Piú vecchio d’assai sopravvissegli di molto; signoreggiò,
quasi tiranneggiò nell’arti a Roma per gran tempo; e morto Antonio
da Sangallo [1546], ebbe la fabbrica di San Pietro, dove, ognun sa,
pose il Panteon a cupola. Mori nel 1564. I novant’anni di sua vita
comprendono tutt’intiera l’etá aurea dell’arti. Quindi in sí lunga
vita, ed in una scuola giá così antica come la fiorentina, ebbe
molti e grandi compagni e seguaci: Luca Signorelli [1440-1521], fra
Bartolommeo [1469-1517], il Peruzzi [1481-1536], il Ghirlandaio
[1485-1560], Andrea del Sarto [1488-1530], il Rosso [-1541], il
Pontormo [1493-1558], il Bronzino [1502-1570], il Vasari [1512-1574],
e molti altri che continuarono la scuola fiorentina; e il Francia
[1450-1535], che si conta capo della bolognese, figlia cosí essa pure
della fiorentina. — All’incontro, passò, quasi celestiale apparizione
in bel mezzo alla lunga vita di Michelangelo, Raffaello d’Urbino
[1483-1520]. Non enciclopedico, non letterato, raro cultor delle
stesse due altre arti sorelle, elegantissimo architetto tuttavia ne’
pochi edifizi da lui fatti, pittor sopra ogni cosa, disegnator come
nessuno che si conosca, per l’invenzione, l’espressione, la grazia,
la divinità delle figure sue, delle donne principalmente, della
beata Vergine sopra tutte. Incominciò in Urbino sotto il proprio
padre, pittor non volgare; imparò a Perugia sotto a Pier Perugino
[1446-1524], illustre pittore per sé, piú illustre per lo scolaro;
innalzossi a Firenze; e chiamato a Roma, superò gli altri, superò
Michelangelo, superò se stesso, tre o piú volte, od anzi sempre