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delle preponderanze straniere 53

militavano fuori per interessi non propri, e gli stranieri in Italia per interessi anti-italiani. Molta religione, cattolicismo stretto, anzi intollerante s’affettava; facevasene strumento d’imperio, d’ordine, di soggezione; e cosí Spagna stringevasi ai papi, quanto i papi a Spagna. Nelle finanze, imposizioni legalmente gravi, piú gravi di fatto, perché non erano perfezionate le forme, le quali guarentiscono ai popoli che non si levi piú dell’imposto. Gran disordine dunque, ma grande affettazione d’ordine, o almeno di governo, smania di regolar tutto, di far sentire l’autoritá straniera; onde non solamente severitá ma crudeltá. Ed io dimenticava che in Napoli e Sicilia erano pure resti di Stati generali antichi, assemblee rappresentative o deliberative; ma rappresentavano popoli domati, stanchi, senza volontá, deliberavano a’ cenni del signor lontano, de’ viceré presenti, eran nulla. Non eran sorti gli esempi che fanno cosí importanti queste assemblee a’ nostri dí; dovunque rimanevano elle, fuori come addentro Italia, il principe le distruggeva o serbava o dimenticava, a piacer suo, del paro innocue, con pari facilitá. In somma, a que’ tempi non era sorta, non era quasi possibile l’arte di governar province straniere e lontane senza tiranneggiarle, e si tiranneggiavano. Né contro a’ turchi, quantunque soli nemici stranieri che rimanessero, si poteva o si sapea difenderle. Il Mediterraneo, non piú lago italiano, avrebbe dovuto essere spagnuolo; era turco-spagnuolo. Una sola volta Spagna si destò al dovere di non lasciarlo diventar tutto turco; e fatta una lega co’ veneziani e il papa e il duca di Savoia, allestirono una grande armata sotto agli ordini di don Giovanni d’Austria figlio naturale di Carlo V, il quale die’ una gran rotta ai turchi a Lepanto nel 1571. Ma fosse gelosia di Filippo II contro al fratello, o mollezza e incapacitá spagnuola o italiana o universale, non si proseguí la vittoria, si sciolse la lega, si lasciarono soli i veneziani contro a’ turchi, al solito. — In Roma Pio IV Medici, che dicemmo [1559-1565], riadunò e terminò poi il concilio di Trento [1562-1563]. Del quale molto sarebbe a dire certamente, se avessimo luogo; ma non avendone nemmeno per gli affari, per li negoziati politici, non sarebbe ragione che ci estendessimo