sugli ecclesiastici, piú ardui a capire
e spiegare. Ondeché, riducendoci alle generalitá, diremo solamente:
che il concilio lasciò le cose ecclesiastiche tali quali erano prima
o s’erano svolte intanto tra’ protestanti, i quali non v’assistettero
mai e il respinser sempre; ma che esso ordinò, rinnovò molto bene ed
opportunamente la disciplina della Chiesa cattolica; e che insomma
da esso in poi il protestantismo non ottenne piú una vittoria, un
estendimento, e il cattolicismo non perdette piú una chiesa o una
provincia. È noto, è ammesso dagli stessi protestanti, che il loro
progresso non durò se non un cinquant’anni; che d’allora in poi essi
non ebbero se non stazione e regresso. Del resto, Pio IV fu papa
buono, quantunque nepotista, perché il nipote in credito trovossi
essere san Carlo Borromeo. — Successe Pio V [Ghisilieri, 1566-1572],
che è l’ultimo papa beatificato dalla Chiesa, che fu de’ pochi non
nepotisti fino a’ nostri dí, severissimo del resto contro agli eretici.
E successe Gregorio XIII [Buoncompagni, 1572-1585], che s’uní solo,
non potendo unir altri, con Venezia contro a’ turchi, ma non ne riuscí
nulla. — In Toscana, Cosimo il nuovo duca ordinò il ducato e governò
assoluto, severo, talor crudele, alla spagnuola; men cattivo, perché
è sempre minore la cattivezza d’un principe nazionale e presente.
Ordinò le cerne, o milizie del paese, ma piú simili a ciò che chiamiam
ora «guardie nazionali», che non a veri corpi militari; ed intorno
a sé guardie tedesche o spagnuole. Nel 1569, ebbe dal papa titolo
di granduca, che non gli fu riconosciuto dall’imperatore. Protesse
l’agricoltura, il commercio, Livorno, le lettere innocue, e cosí
[1540] l’Accademia fiorentina, madre di quella della Crusca. In casa
perdette due figliuoli a un tratto; e resta dubbio se fosse caso o
misfatto. Alfieri ne fece una tragedia. Morí nel 1574. Successegli
suo figlio Francesco I, giá molto dammeno. Congiuratogli contro, nel
1575, diventò crudele, dentro e fuori, a’ fuorusciti. Nel 1576, ebbe
conferma dall’imperatore del titolo di granduca; nel 1579, sposò Bianca
Cappello, una veneziana fuggita dalla casa paterna, e giá stata amanza
d’un fiorentino, poi di esso granduca, finché visse Giovanna d’Austria
sua moglie. E Venezia, che avea giá