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delle preponderanze straniere 75

tra le tasse piemontesi, fossero pure eccessive ma rimanenti in paese, e quel miliardo che lo stesso Botta accenna portato via in tredici anni dal solo Regno di qua del Faro? Qual paragone tra le vite spente sui campi, od anche tra gli stenti di guerra, e quelle spegnentisi a poco a poco sotto alle spoliazioni fatte dai viceré stranieri, e lor cortigiani spagnuoli o regnicoli, e lor donne, e lor servi, ed i servi de’ loro servi? Quale sopratutto (se agli effetti umani si miri solamente) tra la stessa immoralitá, libera almeno, della corte piemontese, e quelle infami parole, «vendan le mogli e le figliuole»? No, no, non son sogni poetici o filosofici, sono realitá della natura umana (non cosí corrotta, grazie al cielo, come la dicono troppo sovente quello ed altri storici piangitori), sono realitá le consolazioni della nazionalitá, dell’unione, del sacrifizio, dell’amor reciproco di principi e popoli, concordemente soffrenti o trionfanti. — Piú grave ancora parmi l’error teorico o politico del dividere l’Italia del Seicento troppo innaturalmente: Savoia indipendente e province spagnuole da un lato, e tutti gli altri Stati piú o meno dipendenti dall’altro lato. Qui è tutto perduto di vista quel sentimento d’indipendenza, che è giá altrove troppo sovente negletto da quello ed altri scrittori di nostre storie; e che, ripetiamolo, è quello pure che ispira e guida senza eccezione tutte le storie dell’altre nazioni antiche e moderne. Quando cosí veramente, come non furono, fossero stati del paro infelici Piemonte indipendente e province spagnuole, quando del paro piú felici gli altri Stati italiani, la divisione non dovrebbe farsi a questa norma della felicitá, ma a quella sempre, a quella sola della indipendenza. O siamo italiani, o non siamo. Ma se, come certo il voleva ed era Botta, noi siamo; non sono i gradi di felicitá, ma quelli della nazionalitá, a cui dovremmo badare per istabilir le differenze, le divisioni degli Stati italiani. Dal dí, che, sceso Carlo VIII, incominciarono ad essere in Italia Stati stranieri e Stati nazionali, questa differenza fu, è, e sará sempre la essenziale da osservare; quella, rimpetto a cui non sarebbe da badare a felicitá, se non che appunto la felicitá materiale per lo piú (si ritenga a mente il miliardo), e sempre poi la