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82 libro settimo

traditrici, le protezioni fatte sentire, e il suo irritarsi, esaltarsi e divagare; ondeché, per istudio che se ne sia fatto (e niuno forse fu fatto tanto), mal si discernono le colpe de’ protettori e del protetto; e si conchiude con certezza, che mal potean durare l’un con gli altri. L’opinione piú volgare è che scoppiasse, forse concitato dalla gloria, il suo amore; e il duca, offesone, trattasse da pazzo (per clemenza!) il poeta cortigiano; e cosí trattandolo, il facesse impazzir davvero. Un’altra parmi possibile a sostenersi: che il povero Torquato, inquieto per natura e malcontento come Dante, come è inevitabile a un generoso caduto in tal purgatorio, pensasse mutar sito almeno, e passare alla corte o d’Urbino, o di Mantova, o di Firenze, o di Torino; e che di ciò s’indispettisse il padrone (cosí chiamavasi ed era); e questi dispetti reciproci fosser la sola o prima o seconda causa del mezzo impazzir del poeta, seguito da persecuzioni, seguite dall’impazzir ulteriore. Scoppiò tutto ciò, ad ogni modo, un dí che Torquato trasse il pugnale contro a un altro cortigiano in camera della duchessa. Fu imprigionato brevemente, poi rilasciato a condizione di curarsi della pazzia. Ma l’ingiunzione o la cura esacerbarono il male; entrò, volontariamente o no, in un convento di frati (una delle sue malinconie eran gli scrupoli); peggiorò, fuggí nel 1577, capitò a Sorrento dalla sorella, poi a Roma; fu perdonato, tornò in corte a Ferrara. Poi ne fuggí una seconda volta; fu a Mantova, a Venezia, ad Urbino, a Torino; e tornò a Ferrara una terza volta [1579], trattovi dall’abito o dall’amore. Ed ivi, fosse nuovo scoppio di questo o dell’ira sua o del duca, o dell’incompatibilitá reciproca, ivi in breve fu di nuovo preso e chiuso in Sant’Anna, l’ospedale de’ pazzi. Mentre era lí, fu pubblicato in parte, e per tradimento, il suo poema in Venezia [1580], poi tutto con suo consenso [1581]; mentre era lí, l’accademia della Crusca gli si avventò contro bruttamente; e lí egli impazzí davvero, o poco meno; e lí fu tenuto sette anni. Liberato finalmente per intervenzione di altre corti, di quasi tutta Italia [5 luglio 1586], errò nuovamente a Genova, a Mantova, a Bologna, Loreto, Roma, Napoli, di nuovo Roma, Firenze, Mantova, Roma, Napoli, e finalmente a Roma per la quarta ed