Vai al contenuto

Pagina:Ballatore - La quarta dimensione o l'iperspazio, 1908.djvu/10

Da Wikisource.
8 la quarta dimensione o l’iperspazio

l’abitante lineare non può accorgersi di nulla che sia fuori della linea. Il solo mezzo possibile a quello della superficie, per far avvertire la sua presenza sulla linea, è di attraversare la linea stessa; in questo caso non si vedrebbe di lui che una retta.

È facile immaginare lo stupore del microbo, quando si vedesse attraversata la via da fenomeno per lui così grave, quale il descritto; e se per un istante vogliamo ancora supporre che l’ombra, cioè l’essere a due dimensioni, abbia la forza di spostare dalla linea il suo abitante, quest’ultimo evidentemente incontrerebbe la morte; giacchè egli entrerebbe in un ambiente pel quale la sua organizzazione non è adatta.

I medesimi ragionamenti valgono per un essere a due dimensioni; cioè con aderenza alla superficie, quale l’abbiamo supposto, per metterlo in relazione colle tre dimensioni del nostro spazio, che l’abitante sul piano non può immaginare tranne che, studiando come noi, possa acquistarne l’intuizione. Pertanto se potessimo distaccare un tal essere trasportandolo in alto, anche solo per un istante, lo si porterebbe in terza dimensione; ove anche lui incontrerebbe la morte; perchè analogamente a quanto si è detto per il microbo, verrebbe a trovarsi in un ambiente, pel quale il suo organismo non è adatto. Da quanto abbiamo detto consegue, come già abbiamo notato, che l’essere a due dimensioni si trova, per rispetto a noi, viventi su tre, nello stesso rapporto dell’essere ad una dimensione rispetto a quello a due; cioè l’abitante della superficie vede ed ha pieno dominio sulla linea, come noi vediamo ed abbiamo pieno dominio sulla superficie.

È bene notare come gli abitanti sul piano, se hanno pieno dominio sulla linea, non lo hanno così sulla superficie; alla stessa guisa noi abbiamo pieno dominio sulla superficie e non in uguale misura sul volume; quelli, cioè, non possiedono la piena vista superficiale, come noi non possediamo per intero la piena vista voluminale, come la denomina lo Scalfaro1. Invero noi ve-



  1. Spazio, forme materia a più dimensioni. (Memoria presentata ed accolta con lode dal Congresso internazionale della Società teosofica. — Amsterdam, 1904).