Vai al contenuto

Pagina:Ballatore - La quarta dimensione o l'iperspazio, 1908.djvu/8

Da Wikisource.
6 la quarta dimensione o l’iperspazio

modo permanente e tale da toccare sempre quella vicina che la precede, allora si avrebbe l’effetto come di una macchia d’olio continuamente allargantesi, fino a divenire la base del cono. È importante fissare la mente sulla giustezza di un tale ragionamento, perchè sul medesimo poggia il razionale sviluppo di quanto si dirà in seguito.

Gli abitanti del mondo sul piano vedrebbero il sole, la luna, gli astri sorgere come un punto e progredire lentamente come una linea retta parallela all’orizzonte crescente fino ad un massimo, che sarebbe il diametro dell’astro; indi gradatamente decrescere ritornando ad essere un punto, per sparire nel momento in cui l’astro stesso si è elevato sul piano. Il tramonto darebbe luogo ad un fenomeno analogo. Ma i detti abitanti, pure godendo di un mondo vastissimo, non potrebbero vedere, similmente a quelli di prima dimensione, il corso degli astri e considererebbero anch’essi il fenomeno della luce in un modo assai diverso dal nostro. La pioggia, per parlare di un altro fatto, non sarebbe veduta cadere dal cielo; viceversa accorgendosi del suolo bagnato crederebbero forse ad un fenomeno tellurico. Osservando sè stessi, s’accorgerebbero pure della umidità in cui si trovano e studierebbero forse il proprio stato come un fenomeno patologico. Analogamente agli esseri in prima dimensione non vedrebbero gli astri, pur ammirandone la luce, quando si considerino aderenti ad una superficie curva anzichè piana. «Chi sa quanta superbia avranno gli scienziati a due dimensioni», esclama il professore Del Pezzo, «chi sa, egli scrive ancora, con quanta sicumera annuncieranno i loro grossolani errori, smaltendoli come verità incrollabili!» «Noi ridiamo di loro. E non vi saranno forse delle più alte e chiare intelligenze che ridano di noi?» E così finisce: «Lo spazio a tre dimensioni è un dogma che l’antichità ci ha tramandato e contro il quale il libero pensiero moderno si è ribellato1.

Per noi l’atomo rappresenta scientificamente l’ultima espressione della materia, quindi è considerato indivisibile, e ciò si adatta ai nostri sensi ordinari, i quali non possono constatare



  1. Le ribellioni della scienza.