Pagina:Bandello, Matteo – Le novelle, Vol. III, 1931 – BEIC 1973324.djvu/17

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IL BANDELLO al molto ill us tre e valoroso signore il signor CESARE FREGOSO cavaliero de l ’ordi n e del re cristi anissimo Suole assai sovente, signor mio splendidissimo, il mal regolato appetito de la vendetta, mischiato col zelo de l’onore, indurre l’uomo a perigliosi e strabocchevoli accidenti, perciò che per l’ordinario nessuno ingiuriato, s’ha punto di sangue n ei capelli, si contenta render a l’ ingiuriante _l’ offesa che bramava fargli , uguale a l’ ingiuria o danno ricevuto, ma rendergliene a buona derrata il doppio si sforza, facendo nel vendicarsi molto del liberale, anzi, per dir meglio , del prodigalissimo. Si vede ancora alcuno di vii condizione off·eso da grandissimi uomini, non si curar di porsi a mille rischi di morire pur che imaginar si possa in parte alcuna vendicarsi . Indi in molti luoghi d: Italia e altrove abbiamo veduto e udito raccontar infiniti omicidii e rovine di nobilissime famiglie . E questo credo io che avvenga perciò che l’appetito de la ve n detta che par cosi dolce, a poco a poco tira l’uomo fuor dei term ini de la ragione e in modo l’ira accende che, accecat o l’ intelletto, ad altro non può rivolger l’animo che a pensar tuttavia come offender possa il suo nemico, né mai riflette la considerazione a tanti e si diversi perigli che tutto ’l di occorrer si vedeno. Avviene anco il piú de le volte questo accecamento de l’ intelletto, perché impregionata la ragione, lasciamo al dissordinato nostro appetito pigliar il freno in mano de le nostre mal considerate azioni. Onde ing:mnati da le proprie passioni che ci dipingono il nero per il bianco ed il bianco per il nero, andiamo come cechi a temone brancolando qua e la e non sappiamo ritrovar il mezzo in cui consiste la vertu, e per il piú de le volte tanto andiamo errando che