Pagina:Bandello, Matteo – Le novelle, Vol. III, 1931 – BEIC 1973324.djvu/460

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quello che fatto aveva, scusandosi il non averla conosciuta esserne stata la cagione, ed in questo stettero buona pezza su le cerimonie. A la fine la duchessa diede a terra ,e volle intender a che fine la peregrina aveva dette le parole di che fatto s’ è menzione, alo r a che in carretta la vide. La signora Isabella, non pensando piu oltre, le disse: - Signora duchessa, il signor don Giovanni Mendozza, mio fratello, è uno dei piu bei giovini che. oggidi si sappia, per quello che ciascuno che il vede ne dice, chè io a me stessa non crederei tale esser la sua bellezza quale vi dico, se la publica e conforme fama di chiunque lo conosce non l’affermasse. Del valor suo e de l’altre doti che appartengono ad un segnalato cavaliera, a me non ista bene a dirle, per essergli sorella; ma se voi ne parlaste con i suoi medesimi nemici, udireste a tutti dire che egli è un valoroso e compito cavaliero. Era gia la duchessa alquanto accesa de l’amor del cavaliera per le parole che prima, quando era in carretta, aveva udite, come quella che fuor di modo era desiderosa di vederlo. Sentendo poi di questa maniera si fermamente a la sorella di lui lodarlo, elia largamente il petto a le fiamme amorose aperse e quelle con tanta affe"zione abbracciò che tutta divenne fuoco. Né ad altra cosa poteva rivolger l’animo che pensar di continovo come potesse don Giovanni vedere, e tanto in questi pensieri si profondava che bene spesso rimaneva quasi come fuor di sé. Né sapendo ai fieri casi suoi alcuno compenso ritrovare da se stessa, e quanto piú la speranza mancava tanto piu crescendo il disio che aveva di veder il cavaliera, deliberò ad una sua fidi’5sima cameriera discoprir ogni suo affare. Chiamavasi la cameriera Giulia, la quale era molto bella ed oltra modo avveduta, e tanto piacevole che da tutta la corte era portata in palma di mano. Aperse adunque a questa la duchessa tutti i segreti del suo amore e a lei chiese aita e conseglio. Giulia, udendo l’intenzione de la sua signora che vie piu che la vita amava, le ebbe una grandissima compassione e si sfOTzÒ, a la meglio che seppe, _ confortarla, promettendole che ·tanto s’affaticherebbe che troveria modo e via di venir a capo di questa impresa. Il conforto de la fida cameriera e le larghe promesse alleggerirono in gran parte