Pagina:Bandello - Le Novelle, vol. 2, 1928 - BEIC 1972415.djvu/212

Da Wikisource.

essaminando, e conoscendo che non ci era merito nessuno dal canto suo verso lui, gli sovvenne che talvolta l’aveva veduto molto affettuosamente guardar con occhio amoroso Angelica, ed ogni fiata che la vedeva averle sempre cortesemente fatto onore e mostrati piú segni d’animo amichevole che nemico. Onde tra sé avendo ogni cosa bene essaminata, conchiuse che per altra cosa Anseimo mosso non s’era a pagar i mille ducati se non per amor d’ Angelica, perciò che quando questa •dilettevol passione d’amore è abbracciata in un cor gentil e magnanimo, produce mirabili effetti di leggiadria, di cortesia e d’ogni bella e cara vertu. Fermatosi in questa openione, disse tra sé : — Poi che Anseimo Salimbene ha la vita mia che morta era, a mia sorella donata, convenevol cosa mi pare, se Angelica ed io vorremmo di tanto cortese e tanto importante dono esser tenuti grati e riconoscenti del ricevuto beneficio che con danari pagar non si può, che noi altresi equivalente dono quanto per noi si può doniamo a lui. E qual presente fia condegno per agguagliar tanto merito quanto è il liberale e magnifico atto del cortesissimo Salimbene? Certamente egli conviene che cosi sia, che mia sorella ed io per schiavi volontari a lui ci diamo e lo riconosciamo per nostro perpetuo signore. — Con questo pensiero e determinata fantasia se ne stette Carlo senza far palese l’animo suo a persona, fin che seppe Anseimo Salimbene, che come s’ è detto era ito in villa, esser a Siena ritornato. Il giorno adunque medesimo che Anseimo ritornò, Carlo chiamata la sorella in camera, in tal guisa le cominciò favellando a dire : — Angelica mia carissima, io ti priego per quel sincerissimo e cordial amore che so che tu mi porti, che tu mi voglia con ogni attenzione ascoltare ciò che io ora ti dirò, e che tu pensi che io ci ho pensato e fatto lungo discorso sopra, prima che t’abbia voluto cosa alcuna dire. Ti dico adunque che ogni volta che io considero e mi riduco a memoria qual sia stata la condizion de la famiglia nostra in questa cittá, de la grandezza de la quale e de l’eccellenza ancora si veggiono i vestigi sparsi in diversi luoghi d’essa cittá, come sono i lieti e ricchi palazzi, logge amenissime e torri altissime, ove