Pagina:Bandello - Le Novelle, vol. 2, 1928 - BEIC 1972415.djvu/382

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o qual se ne fosse la cagione, ella apri la finestra. Romeo si ritirò dentro il casale, ma non si tosto ch’ella noi conoscesse, perciò che la luna col suo splendore chiara la vietta rendeva. Ella che sola in camera si trovava, soavemente l’appellò e disse:

— Romeo, che fate voi qui a quest’ore cosi solo ? Se voi ci foste còlto, misero voi, che sarebbe de la vita vostra? Non sapete voi la crudel nemistá che regna tra i vostri e i nostri e quanti giá morti ne sono? Certamente voi sareste crudelmente ucciso, del che a voi danno e a me poco onore ne seguirebbe. — Signora mia

— rispose Romeo, — l’amor eh’ io vi porto è cagione eh’ io a quest’ora qui venga; e non dubito punto che se dai vostri fossi trovato, ch’essi non cercassero d’ammazzarmi. Ma io mi sforzarci per quanto le mie deboli forze vagliano, di far il debito mio, e quando pure da soverchie forze mi vedessi avanzare, m’ ingegnerei non morir solo. E devendo io ad ogni modo morire in questa amorosa impresa, qual piú fortunata morte mi può avvenire che a voi vicino restar morto? Che io mai debbia esser cagione di macchiar in minimissima parte l’onor vostro, questo non credo che avverrá giá mai, perché io per conservarlo chiaro e famoso com’ è mi ci affaticherei col sangue proprio. Ma se in voi tanto potesse l’amor di me come in me di voi può il vostro e tanto vi calesse de la vita mia quanto a me de la vostra cale, voi levareste via tutte queste occasioni e fareste di modo che io viverei il piú contento uomo che oggidí sia. — E che vorreste voi che io facessi ? — disse Giulietta. — Vorrei — rispose Romeo — che voi amassi me com’ io amo voi e che mi lasciaste venir ne la camera vostra, a ciò che piú agiatamente e con minor pericolo io potessi manifestarvi la grandezza de l’amor mio e le pene acerbissime che di continovo per voi soffro. — A questo Giulietta alquanto d’ ira accesa e turbata gli disse : — Romeo, voi sapete l’amor vostro ed io so il mio, e so che v’amo quanto si possa persona amare e forse piú di quello che a l’onor mio si conviene. Ma ben vi dico che se voi pensate di me godere oltra il convenevole nodo del matrimonio, voi vivete in grandissimo errore e meco punto non sarete d’accordio. E perché conosco che praticando voi troppo sovente per questa vicinanza