Pagina:Bandello - Le Novelle, vol. 2, 1928 - BEIC 1972415.djvu/416

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ché chi non è orbo il vede chiarissimamente, come al presente si vede. Cosi voglio io farvi conoscer la generositá, lo splendore e la cortese liberalitá di questo valoroso signore, quasi che tutto ’l di non si veda e si tocchi con mano. Or ecco che esso signor Cesare se ne ritorna qui ed io a lui mi volterò. Quando voi di v qui vi partiste noi eravamo, signor mio, entrati a ragionar de l’eloquente e facondissimo messer Giovanni Boccaccio e de le beffe fatte da Bruno e Buffalmacco a Calandrino lor sozio ed a maestro Simone, quando fu fatto cavalier bagnato di Laterino per voler esser innamorato de la contessa di Civili ari. E certamente non si può se non dire che tra l’altre opere in lingua toscana d’esso Boccaccio il Decamerone sia da esser piú lodato di tutte. E ben meritamente il nostro eccellente dottore messer Lodovico Dante Aligeri, ricordandosi che i suoi avoli ebbero l’origine loro da Firenze, 1’ ha lodato come suo cittadino e s’è allegrato a sentirne parlare; il che dimostra la generositá de l’animo suo e l’amore verso l’antica sua patria. Io medesimamente tutte le volte che mi occorre veder o sentir ragionar dei nostri de la Torre, che cacciati fuor di Milano di cui erano signori e per l’ Italia in vari luoghi dispersi, mantengono ancora per tutto l’antica lor nobiltá, non posso fare che non mi rallegri, parendo pure che la natura ed il sangue m’ inchini e tiri ad amarli. Vedo altresí voi, signor Cesare, onorare, accarezzare e volentier veder tutti i vostri Fregosi che per l’ Italia ne l’arte militare rappresentano il valore dei vostri antichi; e non solamente i Fregosi, ma egli non cápita genovese chi si sia a Verona o uomo del paese de la Liguria che voi non gli diate albergo in casa vostra e che di danari ed altri bisogni non gli soccorriate, perché sono genovesi, e l’onoranda memoria di vostro padre fu duce di Genova e voi contra piú di sei mila fanti tra italiani e spagnuoli dei quali era capo il capitano generale de l’artiglieria de l’ imperadore, Gabriele Tadino, con settecento scelti soldati eletti da voi Genova per forza pigliaste e tutta quella fanteria rompeste, facendo prigione esso Tadino. Ma perché séte qui presente, io non vi voglio in faccia lodare. Solamente dirò che voi ancora non passavate venticinque anni