Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, I.djvu/117

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114 parte prima

istorietta, essendo io venuto a far riverenza al mio valoroso signor Pirro Gonzaga vostro zio, e ragionandosi dei vari casi che avvengano, comandò esso signor Pirro al mio compar da bene messer Gian Matteo Olivo, mezzo cantore che narrasse. Vi eravate ancor voi presente quando il mio compar la narrò, e diceste che se a’ tempi antichi fosse accaduta, che non meno Giulia da Gazuolo celebrata e cantata si vederebbe di quanto che sia la tanto famosa Lucrezia romana; se non che Giulia fu di troppo basso sangue. Ora mettendo insieme le mie novelle, questa che alora scrissi ho voluto che del vostro signorile e vertuoso nome armata fra l’altre si veggia a ciò conosciate che io di voi son ricordevole. E come potrei io fare altrimenti, avendomi voi sempre amato e piú che a me non si conveniva riverito? Ma io desidero che mi si presti altra occasione che d’una novella a farvi nota la gratitudine de l’animo mio verso di voi e la sinceritá de la mia servitú che a voi e a tutta l’illustrissima casa vostra porto, per i molti piaceri ed onori ricevuti e che tutto il dí ricevo. State sano.

NOVELLA VIII

Giulia da Gazuolo, essendo per forza violata, in Oglio si getta, ove morí.

Vuole il nostro signor Pirro marchese di Gonzaga e signor di Gazuolo, che qui sovra la riva de l’Oglio vedete posto a la banda di verso il Po, il quale è stato per lunga successione dei signori gonzagheschi, che io, signor umanissimo e voi cortesi signori, narri il memorabil accidente de la morte d’una Giulia di questa terra, che non è molto avvenne. Poteva esso illustrissimo signore molto meglio di me il successo de la cosa dire. Vi sono anco molti altri che averebbero in questa materia sí bene come io sodisfatto e il tutto puntalmente narrato. Ma poi che egli mi comanda che io sia il narratore, io voglio e debbo ubidirlo. Ben mi rincresce ch’io non sia atto a commendare il generoso e virile spirito di Giulia come il singolar atto da lei fatto merita. Devete adunque sapere che, mentre il liberale e savio prencipe, l’illustrissimo e reverendissimo monsignor