Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, I.djvu/16

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IL BANDELLO

a l’illustrissimo ed eccellentissimo signore

il signor

prospero colonna

cesareo in Italia luogotenente generale


Non m’è uscito di niente, valoroso e splendidissimo signor mio, quanto vi degnaste comandarmi quando eravate a diporto ne l’amenissimo giardino del signor L. Scipione Attellano. Quivi intendeste che alcuni giorni avanti, ritrovandovisi la degnissima eroina la signora Ippolita Sforza e Bentivoglia, il generoso signor Silvio Savello narrò una bellissima novella, che sommamente a tutti gli ascoltanti piacque. Onde dicendovi l’Attellano che io l’aveva scritta, m’imponeste che io ve la facessi vedere. E se fin ora ho tardato ad uscir di debito, scusimi appo voi il viaggio che il dí seguente, come sapete, mi convenne fare. Ora avendola trascritta, ve la mando e dono, non per ricambiar in parte alcuna tanto bene quanto a la giornata mi fate, ché bastante non sono a sodisfar de le mille ad una minima particella, ma per ubidire, come debbo, non solamente ai comandamenti vostri ma ad ogni minimo cenno, tanto è l’obligo ch’io mi sento avervi e che liberamente a tutto il mondo confesso. Ben mi duole non aver saputo imitar l’eloquenza del signor Silvio, che in effetto ne la sua narrazione mostrò grandissima; ma io son lombardo, ed egli romano. State sano.


NOVELLA II

Ariabarzane senescalco del re di Persia quello vuol vincer di cortesia;
ove vari accidenti intervengono.


Questionato s’è piú volte, amabilissima signora e voi cortesi signori, tra uomini dotti ed al servigio de le corti dedicati, se opera alcuna lodevole, o atto cortese e gentile che usi il