Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, I.djvu/228

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novella xvii 225

salutò, ed egli, resole il saluto, le domandò come stava madonna. — Bene — rispose ella — al piacer vostro, e questa sera senza un fallo v’aspettiamo. Ma per l’amor di Dio guardate a non fallire, perché madonna dorme nel mio letto, ed io nel suo insieme con donna Menica. Per questo io non verrò altrimenti per voi, ma quando sentirete ogni cosa cheta, venite di lungo e ricordatevi non commetter fallo. — Volendole Bernardino rispondere non so che, sovravvennero alcuni di modo che la Pasqua se n’andò di lungo, ed il giovine altro non disse. Venuta la notte da tutti tre i fratelli con desiderio grandissimo aspettata, e parimente da Ferrante, messer Gregorio, che non pensava che per esser Bernardino venuto quel di da Vinegia volesse la notte andar fuori, con Giacomo usci di casa, e tutti dui ne l’orto entrarono, e spogliandosi lasciarono i panni sotto il pergolato ed entrarono nel cortile per meglio conoscere quando i lumi de la casa fossero spenti. E parendo loro che il tutto fosse queto é nessuno piú si trovasse fuor di letto, chetamente se ne salirono di sopra ed entrarono pian piano ne la camera de la donna, come la passata notte avevano fatto, perciò che messer Gregorio di nuovo ingannò il fratello e lo condusse a lato a la Pasqua, ed egli entrò nel letto con madonna Lucrezia. Ella subito si destò e cupidamente raccolse messer Gregorio credendo tirarsi appresso Bernardino. Ma tantosto s’avide che colui non era il suo amante, e dubitò che Bernardino, lasciato Ferrante, un altro compagno condotto avesse, parendole che Ferrante non devesse aver le carni cosí morbide e cosí delicate mani come aveva colui che seco giaceva. Era messer Gregorio giovine molto delicato e bello di persona, se bene la sua bellezza era assai minore de la beltá del fratello. Dolente adunque oltra modo la donna, non sapeva ciò che si fare. Averebbe volentieri gridato, ma temeva svergognarsi con la vecchia. Pensando poi che forse colui che seco giaceva si credesse d’esser appo la Pasqua, alquanto alleggeriva l’acerba sua doglia, e cosí freddamente si lasciava godere, senza altro dire, a messer Gregorio, il quale avvedutosi che la donna de l’inganno s’accorgeva, tra sé ridendo attendeva a darsi piacere. La Pasqua, accortasi anco ella che colui che