Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, II.djvu/197

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194 PARTE PRIMA stranieri più amici che i suoi parenti. Perciò che avendo egli donato Savona e le ragioni che sovra il dominio di Genova pretendeva al duca Francesco Sforza primo di questo nome duca di Milano, esso duca Francesco grato del beneficio del re ricevuto, intendendo come egli era in pericolo di perder la corona per la rebellione de la maggior parte dei baroni e reali di Francia, gli mandò il suo primogenito Galeazzo Sforza in soccorso con un buon essercito sotto il governo del conte Gasparo Vimercato suo capitan generale, di modo che disfece i nemici suoi e restò re pacifico di tutto il regno. Egli era sempre stato uomo di suo capo e che di rado col conseglio d’altri si concordava, e dal re Carlo settimo suo padre di maniera si scordò che da quello se ne fuggi e si ritirò nel paese del Delfinato, ove in disgrazia del padre dimorò con gravezze insopportabili di quei popoli. Poi si ritirò appresso Filippo duca di Borgogna suo parente, il quale umanamente lo raccolse e lo trattò da fratello e s’affaticò pur assai volendolo pacificare con il padre, che altro dal figliuolo non voleva se non che Luigi s’umiliasse e gli chiedesse perdonanza. Ma Luigi fu sempre tanto ostinato che il core mai non gli sofferse di chieder perdono al vecchio padre e a quello umiliarsi. Onde la bisogna andò cosi, che stette assai più di dieci anni senza veder il padre, di modo che il re Carlo mori essendo ancor il figliuolo in Borgogna appresso al duca Filippo. Morto che fu il padre, egli se ne venne in Francia e secondo l’ordine di quel regno fu fatto re, e come vi ho già detto, fu molto travagliato; e nel principio del suo regno si scoperse vie più feroce che non si conveniva, aspro, sospettoso, solitario, fuggendo la conversazione dei suoi principi e baroni. Essendo la caccia in Francia essercizio molto nobile e di grande stima e da tutti i grandi frequentato, come fu re vietò ogni caccia cosi di fiere come d'augelli, in qualunque modo si fosse, e v’era pena la testa a chi senza sua licenza fosse ito a cacciare o ad augellare. Si dilettò poi aver appresso di sé uomini di bassa condizione e di sangue vile, dando tanta libertà ad Olivero Banno suo barbiero quanta sarebbe stata condecente dare al primo prencipe del sangue reale. E col consiglio di