Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, II.djvu/196

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NOVELLA XLVIII 193 a madama e a quei signori cotesta arguzia, tutti intesero benissimo che voi avevate punto la costuma d’esso monsignor di Lautrecco, che era, se ben congregava il conseglio e in una faccenda ricercava il parer degli altri, nondiméno di non far mai quello che dai conseglieri si conchiudeva, ma quello solo che al suo mal regolato giudicio sembrava esser buono. E cosi dandovi madama parte di quelle lodi che meritevolmente vi si deveno, messer Gian Stefano Rozzone, pratico de la corte di Francia, disse che un simil motto fu detto del re Luigi undecimo e d’una sua picciola chinea, soggiungendo che non essendo discaro a madama, direbbe una novelletta d’esso re Luigi pur a questo proposito dei belli ed arguti motti. Piacque a madama che cosi facesse, onde egli disse la sua novella. La quale avendo io ridotta al numero de l’altre mie, ho pensato non esser disconvenevole che quella vi doni, conoscendo quanto voi di questi bei detti e motti a l’improviso pronunziati vi dilettiate e sapendo altresì che al vostro valore io non posso cose di gran valuta offerire. Questa adunque come fio de la mia servitù vi pago e dono, essendo certissimo che con quel vostro magnanimo core sarà da voi accettata come altri averebbero caro un dono d’oro e di gemme. State sano. NOVELLA XLVIII 11 re Lodovico undecimo fa del bene a un guattero per un bel motto da quello detto argutissimamente. Luigi di questo nome undecimo re di Francia fu molto mentre che visse travagliato, per quello che gli annali e croniche di Francia narrano, perciò che non solamente ebbe guerra con i bertoni, con i fiammenghi e borgognoni ed ancora con gli inglesi che avevano posseduto Francia poco meno di trecento anni, ma anco guerreggiò con quasi tutti i baroni de la Francia e con il fratello proprio. E in vero si può ben dire che egli non avesse maggiori nemici di quelli del suo sangue, che quasi tutti a destruzion sua si misero e gli fecero tutto quel male che a loro fu possibile, di modo ch’egli provò gli M. Bandello, Novelle. 13