Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, II.djvu/221

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2lS PARTE PRIMA alcuno di pagar per lui, non avendo egli il modo, io senza che nessuno mi richiedesse pagai mille ducati e lo trassi di prigione. Ond'egli inteso dal camerlingo il fatto e non potendo sofferire di restar né a me né ad altri in obligo di cosi poco debito, ha usato la maggior cortesia che mai da persona fosse fatta. Ché sapendo non so come che per amor d’Angelica io aveva la condannagion pagata, questa sera egli e la sorella sono venuti a casa mia, ove Carlo per schiavo mi s'é dato, donandomi la sorella e lasciandola in mio potere liberalissimamente. E perché l’uno e l’altro dono m’è a par de la vita mia carissimo, io intendo far che Angelica sia perpetuamente mia, e con giusto ed onesto titolo possa da par sua possederla pigliandola per mia legitima moglie, e Carlo resti mio cognato e fratello. — Quanta fosse l’allegrezza d’Angelica e del fratello non si potrebbe di leggero esprimere. Ora vi furono de le parole assai, e in fine Anseimo con un ricco e prezioso anello la sua cara amante sposò. Poi rivolto ai circonstanti lietamente disse: — Egli non mi par convenevol cosa che cosi magnanima, cortese ed eccellente giovane come è la mia amata Angelica si debbia maritar senza dote. E perciò tutti voi siate testimoni, e se v’è qui notaio sia rogato, come io liberamente, di certa mia scienza, dono per dote a la mia cara sposa Angelica Montanina ogni metà per indiviso di quanti beni ho cosi stabili come mobili. Medesimamente in quella metà che a me resta faccio mio fratello adottivo Carlo Montanino, al quale per l’autorità che egli data mi ha comando che egli il tutto accetti. Dopoi che il mio picciolo dono averà accettato, il restituisco a la sua pristina libertà. — E perché l’ora era tarda, Anseimo basciata la sua carissima sposa disse che per la domenica seguente si farebbero le nozze in casa di Carlo, e datosi la buona notte tutti si partirono, restando la zia d’Anselmo con la sposa. Chiunque quivi si ritrovò, dando infinite lodi cosi al Salimbene come al Montanino e sua sorella, se n’andò a casa pieno d’infinita ammirazione. Venuto il nuovo giorno, per tutta Siena si sparse questo nuovo parentado, il quale generalmente a tutta la città fu caro, veggendo quelle due famiglie essere unite tra le quali