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NOVELLA XLIX
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cosi fiera e crudel nemicizia lungo tempo regnato aveva. An¬
seimo cominciò a metter tutte le cose ad ordine per le future
nozze, a ciò che quelle fossero belle e sontuose. Poi fatto chia¬
mar un solenne notaio, di nuovo fece le donazioni da quello in
scritto notare che la sera avanti a bocca aveva fatte. Fu il Sa¬
limbene e la sposa quasi da tutta la città visitata, ed ella che
saggia e discretissima era, faceva a tutti quelle grate accoglienze
che a la qualità dei visitanti si conveniva, di modo che ciascuno
sommamente la commendava e tutti i parenti d’Anseimo se ne
trovarono contentissimi, parendo loro che egli avesse fatto molto
bene. La sposa poi ringraziando divotamente il nostro signor
Iddio di cosi buona fortuna che data l’aveva, non cessava di
lodar l’avveduto avviso del fratello. Il giorno poi de la dome¬
nica, essendo tutti i principali de la città invitati, si desinò con
festa grandissima in casa di Carlo e tutto il di vi si ballò molto
allegramente e con piacer di ciascuno. E non vi fu né uomo
né donna che non giudicasse Angelica esser la più leggiadra
e bella giovanetta di Siena. Ella ancora non passava i dice-
sette anni, ma tanto avvenevole, cortese, umana e gentile che
pareva esser stata in una signoril casa nodrita. Venuta l’ora
de la cena, con pompa e trionfo grandissimo Anselmo condusse
la sposa a casa sua, ove lautissimamente si cenò e dopo cena
per lungo spazio si stette in balli e suoni, i quali finiti che fu¬
rono, i convitati andarono a casa ed Anseimo e la sposa en¬
trati in letto consumarono il santo matrimonio. Cotal adunque
fine sorti la liberalità d’Anseimo insieme con la magnifica gra¬
titudine di Carlo e d’Angelica. Ora si potrebbe disputare qual
sia più di lor tre da esser lodato e qual di loro usò maggior
cortesia ne le cose che da me udite avete.
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