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386 PARTE SECONDA uscire, si basciarono e strettamente abbracciarono gli amanti e pieni di lagrime e sospiri si dissero a dio. Romeo a San Francesco se ne tornò e Giulietta in camera. Indi poi a dui o tre giorni, avendo già Romeo disposto il modo che voleva tenere a partirsi, celatamente in abito di mercadante straniero di Verona uscito, trovò buona e fidata compagnia a l’ordine ed a Mantova sicuramente si condusse. Quivi presa una casa, non gli lasciando suo padre mancar danari, onoratamente e ben accompagnato se ne stava. Giulietta tutto il di altro non faceva che piangere e sospirare, e poco mangiava e meno dormiva, menando le notti uguali ai giorni. La madre veggendo il pianger de la figliuola, più e più volte le dimandò la cagione di quella sua mala contentezza e che cosa si sentisse, dicendole che oggimai era tempo di por fine a tante lagrime e che pur troppo la morte del suo cugino pianto aveva. Giulietta rispondeva non saper che cosa s’avesse. Tuttavia come da la compagnia involar si poteva, si dava in preda al dolore ed a le lagrime. Il che fu cagione che ella ne divenne magra e tutta malinconica, di modo che più quella bella Giulietta che prima era, quasi non assembrava. Romeo con lettere la teneva visitata e confortata, dandole sempre speranza che in breve sarebbero insieme. La pregava anco caldamente a star allegra e trastullarsi e non si prender tanta malinconia, ché al tutto si prenderebbe il miglior modo che si potesse. Ma il tutto era indarno, perciò che ella non poteva senza Romeo pigliar a le sue pene rimedio alcuno. Pensò sua madre che la tristezza de la giovane fosse che per esser state maritate alcune compagne di quella, ella altresi volesse marito. Cadutole questo pensiero in capo, lo communicò al marito e gli disse: — Marito mio, questa nostra figliuola mena una tristissima vita ed altro mai non fa che pianger e sospirare, e quanto più può fugge la conversazione di ciascuno. Io più volte l’ho dimandata la cagione di questa sua mala contentezza ed ho spiato da ogni banda per venirne in cognizione, e nulla ho potuto intender già mai. Ella mi risponde sempre d’un tenore, che non sa che cosa s’abbia; e tutti quei di casa si stringono ne le spalle né sanno che se ne dire.