Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, II.djvu/410

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NOVELLA IX 407 mi vi ritrovando, che tu qui tornato sei a veder se io ti vengo dietro. Non sento io che lo spirito tuo qui d’intorno vagando se ne va e già si meraviglia anzi si duole che io tanto tardi? Signor mio, io ti veggio, io ti sento, io ti conosco e so che altro non attendi se non la venuta mia. Non temere, signor mio, non dubitare che io voglia qui senza la compagnia tua rimanere, con ciò sia che senza te la vita assai più dura e vie più angosciosa mi sarebbe che ogni sorta di morire che l’uomo imaginar si possa, ché senza te io non viverei, e se pur paresse altrui che io vivessi, quel vivere mi sarebbe un continovo e tormentoso morire. Si che, signor mio caro, sta’ sicuro che io tantosto verrò a starmi sempre teco. E con qual compagnia posso io andar fuora di questa misera e travagliata vita, che più cara e più fidata mi sia, che venirti dietro e seguitar i tuoi vestigi? Certo, che io mi creda, nessuna. — Il frate e Pietro che a torno l’erano, vinti da infinita compassione piangevano e come meglio sapevano, s’ingegnavano di darle alcun conforto; ma il tutto invano. Le diceva fra Lorenzo: — Figliuola mia, le cose fatte esser non può che fatte non siano. Se per lagrime Romeo suscitar si potesse, noi ci risolveremo tutti in lagrime per aiutarlo; ma non ci è rimedio. Confortati e attendi a vivere, e se non vuoi tornar a casa tua, a me dà il core metterti in un santissimo monastero, ove potrai servendo a Dio pregar per l’anima del tuo Romeo. — Ella a modo veruno non voleva ascoltarlo, ma nel suo fiero proponimento perseverando, si doleva che non potesse con la vita sua ricuperar quella del suo Romeo, e in tutto si dispose voler morire. Ristretti adunque in sé gli spirti, con il suo Romeo in grembo, senza dir nulla se ne mori. Or ecco mentre che i dui frati e Pietro s’affaticavano intorno a la morta giovane credendo che fosse svenuta, che i sergenti de la corte a caso quindi passando videro il lume ne l’arca e tutti vi corsero. Quivi giunti presero i frati e Pietro, e inteso il pietoso caso degli sfortunati amanti, lasciati i frati con buona guardia, condussero Pietro al signor Bartolomeo e gli fecero intendere del modo che trovato l’avevano. Il signor Bartolomeo lattosi minutamente contar tutta l’istoria dei dui amanti, essendo già venuta l’alba,