Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, III.djvu/110

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NOVELLA XXIV 107 mio da me tanto amato e dai dotti riverito Giulio Cesare Scaligero, uomo in ogni dottrina eminentissimo, narrò, e disse per quanto ne aveva contezza esser stato prima detto da madama Margarita di Francia, oggidì reina di Navarra, donna che in se sola contiene la chiarezza, con le lodi ed eccellenze a tutte le famose eroine da’ saggi scrittori per il passato date. Ora come l'ebbi ascoltato, parvenu che potesse per molte cagioni eSser giovevole la scrittura di quello a chiunque la sentisse, e per questo fra me deliberai, nel modo che inteso l’aveva, di scriverlo. E cosi avendolo a la meglio che ho saputo scritto, a fine che se ne possa cavar quel frutto che si ricerca, m’è paruto non disdicevole, avendo egli avuta cosi alta origine, darlo fuori, a ciò che essendo per commune utilità di tutti scritto, possa anco esser da tutti veduto e letto. Sapendo poi io quanto voi séte divota e serva d’essa madama la reina e continova e chiara divolga- trice de le sue rare doti — ché altro mai non fate che predicare, lodare e senza fine essaltar l’ingegno, la facondia, la cognizione di tante cose, l’umanità, la liberalità, la religione, i santissimi costumi, quella si bella moderata destrezza del governo e tante altre sue vertuti, — ed altresì essendo nolo a tutta Europa coni’ella per sua innata benignità è fautrice de le cose vostre e dei signori vostri figliuoli, quando vi favorisce ed accarezza; ho deliberato questa mia novella, quale ella si sia, donarvi come cosa vostra e al vostro nome consecrare. La quale almeno per questo vi sarà, e giovami cosi credere, cara ed accetta, perciò che contiene quello che la tanto da voi amata, onorata e riverita reina ha narrato. E se io quelle affettuose e limate sue parole non ho saputo cosi puntalmente esprimere come ella le ha dette, scusimi appo voi la debolezza del mio ingegno che tanto alto non è potuto salire. E a la vostra buona grazia umilmente mi raccomando, e prego nostro signor Iddio che vi doni il compimento d'ogni vostro disio. 108 PARTE SECO