Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, III.djvu/142

Da Wikisource.

NOVELLA XXV '39 Or vedete se questo pestifero morbo è fuor d’ogni misura penetrativo e crudele e se acceca in tutto col suo veleno il core ove egli può penetrare, ché il misero geloso sofferirebbe più tosto di veder la sua amata esser mendica e andar d’uscio in uscio cercando il pane per vivere, che vederla fatta reina col favor e mezzo del suo rivale. Non vi par egli che questo sia un bello e buon amore? Da questo disordinatissimo volere misurate tutto il resto. Insomma egli è tale l’amor del geloso che ei non vorrebbe che la sua donna piacesse a nessuna persona del mondo eccetto a lui solo, e non può patire che parli con altri, che rida, che scherzi e che mai si prenda piacer alcuno se non con esso lui. Credete voi che egli ami quelle vertù e quelle doti che sono in lei, per le quali esso la sente a questi e a quelli lodare, commendare e celebrare, non essendo egli buono a far nessuna di queste opere ? Certamente ei punto non le vede né ode volentieri, e meno l'ama, anzi odia, e vorria che da tutti fosse sprezzata e fuggita come il morbo. Cotali adunque sono gli effetti che genera la gelosia. Ma per il contrario il vero e perfetto amore cria ne la mente de l'amante questo generoso e lodevol desiderio e ve lo nudrisce tuttavia, perché egli brama che la sua donna sia da tutti lodata, riverita, celebrata e stimata la più bella, leggiadra, vertuosa e costumata donna del mondo. Avete anco a sapere che dove è il compito e da ogni banda perfetto amore, v'è anco una ben salda e ben fondata speme che, di continovo viva e verde, discaccia e rompe ogni téma, perché la perfetta carità manda il timor fuori e mai non gli lascia far radice né che in modo alcuno possa germogliare. Per questo il vero amante gode, giubila e trionfa quando ode che altri la donna sua magnifica ed essalta, ed egli stesso va cercando i lodatori che la celebrino e la levino con gli scritti loro sovra le stelle. Si può adunque ragionevolmente conchiudere e con la chiara verità in mano affermare che il più fiero, crudele, inumano e barbaro nemico non farebbe peggio ad una donna di quello che facesse un geloso, il quale, se possibil fosse, vorrebbe veder l’amata sua ne l’abbisso d’ogni calamità e miseria e da ciascuno a morte odiata, a ciò che ella a lui solo