Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, III.djvu/170

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NOVELLA XXVII 167 del che eglino si risero, veggendosi in guisa trasformati che impossibil pareva loro che devessero esser conosciuti. Partirono da Ispruc e se ne vennero verso Trento, e caminando allegramente senza sospetto di trovar cosa che il lor viaggio distornasse, la fortuna che da tanta altezza al basso tratti li aveva, di questo non contenta, gli apparecchiò nuova disgrazia, perciò che non molto lungi da Ispruc s’abbatterono in certi malandrini che in un tratto ebbero Aleramo dispogliato ed anco Adelasia. E se non giungevano alcuni mercadanti, facilmente averebbero conosciuta Adelasia, che pareva esser un garzone. Perdettero adunque tutto l’aver loro e rimasero quasi ignudi, né ardirono dire ciò che gli era stato involato per téma d’esser conosciuti, onde furono astretti andar mendicando. E cosi si condussero in Italia e andarono ne le Langhe tra Aste e Savona, ove il povero Aleramo si mise a tagliar de le legna — ché ivi erano foreste grandissime — e far del carbone, ed a la meglio che poteva guadagnar poveramente il vivere. Quivi Adelasia partorì il suo primo figliuolo a cui posero nome Guglielmo. Ed a ciò che in ogni particolarità di questi dui sfortunati amanti non vada raccontando, vi dico che stettero in una grotta su quelle montagne più di sedici anni, col far del carbone e qualche altra cosetta di legname, ché sapete tutti i tedeschi esser molto artificiosi. E in quel tempo ebbero in tutto sette figliuoli maschi, dei quali il primo essendo già grandicello andava spesso col padre ora in Aste, ora a Savona ed ora in Alba vendendo il carbone e quegli altri strumenti di legno che facevano. Erano tutti i figliuoli bellissimi e d’alto core, mostrando apertamente che non di pol- troniero tedesco ma d’altissimo sangue era il lor legnaggio. Era poi il primo cosi di faccia simile a l'imperadore, che chiunque avesse conosciuto Ottone di quella età averebbe detto esser quell’¡stesso. Avvenne che essendo il fanciullo di quattordici anni, che Aleramo lo mandò in Aste a vender del carbone ed altri lavori ed anco per riscattar alquanti danari che deveva avere. Andò Guglielmo e, vendute le cose e ricuperati i danari, comprò una bella spada; il che veggendo i parenti, si misero a piangere e dissero: — Ahi sfortunato figliuolo, ancor che tu non