Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, III.djvu/316

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NOVELLA XXXVII 313 poi e fattami certa che egli devesse lunga ed ardentissimamente amarmi, non debbo io pensare che questa pratica debbia aver una volta fine, secondo che sotto il lunar globo non ci è cosa che non abbia a finirsi? Si che aggiratela pure su qual lato volete, ché io non ci veggio nulla di buono. Ben ci comprendo che io restarei il rimanente de la mia vita col viso fregiato d’altro che di perle e gemme, e mai più non ardirei lasciarmi veder in publico. A quello poi che diceste avergli impegnata la fede vostra, vi dico che quando voi la parola vostra gli ubligaste, molto male fu da voi in simil cosa la podestà dei padri sovra i figliuoli considerata, non essendo eglino ubligati in cose che siano contra Dio ad ubidir loro, oltra che cosi disoneste promesse ed incestuose non sono valevoli, e de le cose malamente promesse la pattuita fede si deve rompere. Io confesso che figliuola vi sono ed ubligata, ogni volta che mi comandarete, ad ubidirvi, ma in casi leciti ed onesti. E vi ricordo anco, ben che meglio di me lo sappiate, che voi ed io e tutti gli altri che furono, sono e saranno, abbiamo un padre e signore, per quello che sovente fiate a valenti predicatori ed autorevoli sovra i pergami ne le chiese ho sentito affermare, a cui più siamo tenuti ad ubidire che ai padri carnali. Oltra di questo vi ricordo che non lece a qualunque persona, sia chi si voglia, far leggi né editti che contradicano a le ordinazioni e leggi divine. Il perché essendo voi in questa cosa cosi vituperosa, che mi essortate a fare, in tutto apertissimamente ribello di Dio, perché volete ch'io vi ubidisca e più tosto non vi sia ribella e nemica mortale? Fate adunque altri pensieri, e se volete ch’io per padre mio vi tenga ed onori come i buon padri onorar si deveno, non siate per l’avvenir ardito mai più di simil viltà ricercarmi né farmene un solo motto, perciò che io, a la croce di Dio, in presenza di tutto ’1 mondo ve ne farò quell'onore che meritate. Ma non permetta Iddio che più a questo si venga. O quanto era meglio che voi aveste al re promesso e giurato più tosto di vostra mano con un coltello svenarmi che lasciarmi trascorrere in cosi abominevol fallo già mai! Questo stato vi fora di più onore ed assai più agevole a fare, e senza dubio