Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, III.djvu/466

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NOVELLA XLIV 463 molto di mala voglia, non sapendo imaginarsi che cosa avesse mosso la duchessa a partirsi di quella maniera. Onde fatto sellar alcuni cavalli, con alquanti dei suoi andò dietro a le pedate de la duchessa e, galoppando, in breve tempo quella, che a piedi caminava, sovragiunse. Ed arrivalo che fu, dismontò da cavallo e fatta la debita riverenza a la duchessa, le disse: — Signora, 10 non so la cagione perché cosi a l’improviso vi siate partita, e duoimi forte che io non v’abbia potuto render gli onori e piaceri che a mia sorella avete per cortesia vostra fatti. E se per disgrazia cosa alcuna fosse stata fatta a voi, a nessuno dei vostri, che non sia convenevole, degnando voi di farmelo intendere, io ne farò giusta emenda. — La duchessa ringraziò 11 cavaliero e disse che non aveva da lui e dai suoi ricevuto se non onore e cortesia, del che confessava avergli obligo; e se partita era senza fargli motto, che non era stato per altro se non per non farlo svegliare. Cosi ragionando, l’accompagnò il cavaliero a piede e, venendogli in destro che da nessuno poteva esser sentito, le disse: — Signora mia, io resto forte smarrito che non vi sia stato a grado che in casa mia non abbiate voluto esser da pari vostra onorata, che essendo voi sorella di re e moglie di duca, io sempre ne rimarrò con gran cordoglio di non v’aver trattata come meritate e come era il debito mio. Ché se mai si saperà che voi siate albergata in casa mia e il poco conto che tenuto io abbia di tanto alta donna, il mondo mi terrà cavaliero di poca stima, e dove io colpa alcuna non ho, resterò appo ciascuno biasimato. Almeno, signora mia, fatemi questa grazia, che al ritorno vostro mi sia concesso come donna reale e come quella che lo vale onorarvi. Ché facendomi voi tanta grazia, io mi vi terrò eternamente ubligatissimo. — Ora vi furono assai parole, lamentandosi la duchessa de la signora Isabella che scoperta l’avesse. A la fine essendo tutti dui fuor di misura l’uno de l’altro accesi, non seppero si bene gli amori loro celare, che fu bisogno che l’ardenti e vivaci fiamme mandassero le faville fuori e si scoprissero. Il perché ritrovatisi tutti dui ardere, dopo l’aversi tra loro aperti i lor amori, restarono d’accordo che ella, visitato che avesse le reliquie del santo, farebbe nel