Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, III.djvu/68

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NOVELLA XXI 65 gli abbracciamenti del superbo e scelerato giovine, mentre egli da te i nocivi e pestiferi a lui diletti si prendeva, sofTeristi, a mano a mano la disiata vendetta vederai. Non volere, moglie mia carissima, col tuo innocentissimo sangue l’animo feroce di quello saziare al quale, da lui sforzata, il corpo e non la mente in poter lasciasti. Non t’è oramai chiara ed aperta la fiera crudeltà del superbo re e dei crudeli e sceleratissimi figliuoli? non ti sovviene il fratello di Bruto nostro, che qui è, esser stato da questi fieri omicidi morto? E nondimeno egli d’una sorella del superbo re era figliuolo. Questi che il tuo corpo a mal tuo grado ha violato, quanti gabini ha egli anciso? quante vergini e matrone violate? quanti uomini innocenti crudelmente morti? Se quello fieramente hai in odio, se di core contra lui la vendetta a par del peccato brami, se cosa che ingrata e noiosa gli sia far desii, fa’ che tu viva, fa’ che egli intenda che con ogni sollecitudine la sua rovina procuri e che quella largamente aspetti. Fa’ che, veggendosi a noi, a tutta Roma e a tutti i buoni infame e a ciascuno odioso, crepi di sdegno e rabbia, e sentendo che tu il cui corpo ha avuto ardire di violare sei tenuta onestissima, egli se stesso e le sue sceleraggini abomini. Non voler, Lucrezia mia, me tuo marito cosi miseramente lasciar vedovo, ed il tuo amato padre che qui lagrimante vedi, lasciar consumar in doloroso pianto, e ai pargoletti ed innocenti nostri figliuoli la tanto lor cara madre rapire. Adesso ti deve dilettar e giovar il vivere, ché vicina sei a veder questo adultero andar in estrema rovina. E qual più dolce cosa è, qual maggiore contentezza e qual più desiderata, che di veder punito il nemico tuo? Ragione trovar non saperai che a la morte indur ti debbia, se con giudicioso discorso il fatto tuo consideri. Io non nego già che altamente non ti doglia, e a me senza fine duole, sentirti il corpo tuo imbrattato; ma pensa l’animo tuo esser puro e mondo, il quale corromper o violar non si puote, se egli volontariamente nel peccato non consente, come s’è detto. E chi non sa che essendo tu nel tuo letto ignuda, ove senza sospetto quietamente dormivi, non hai ad un giovine libidinoso, temerario ed armato avuto tempo di far resistenza? e tanto più quanto egli venne deliberato M. Bandello, Novelle. S