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Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, III.djvu/77

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74 PARTE SECONDA veggendosi la natura averle fatte delicatissime e pietose. E se talora una o due se ne ritrovano che tengano del crudele, forse che n’hanno talora cagione. Né per questo l’altre deveno esser biasimate se non si mostrano cosi pieghevoli agli appetiti poco regolati degli uomini, perciò che fanno come i cani, i quali tócchi una volta da l'acqua bollita fuggono la fredda. Ora di questo ragionandosi questi di ne la ròcca di Castiglione a la presenza de la molto vertuosa e gentilissima signora Ginevra Rangona e Gonzaga, messer Mario Biscanti narrò una bellissima istoria a Napoli avvenuta, la quale affermava aver intesa da uomo degno di fede, onde io, essendomi mirabilmente piaciuta, la scrissi. E perché molte fiate voi ed io abbiamo di tal materia ragionato, ve l'ho donata ed al nome vostro scritta, essendo certo che vi sarà cara, poi che tutte le cose mie vi sono accette. Certo che il caso che si narra è degno di compassione, e ciascuno si deve guardare di non cascar in cotali errori. State sano. NOVELLA XXII Il signor Giovanni Ventimiglia ama Lionora Macedonia e non è amato. Egli si mette ad amar un’altra. Essa Lionora poi ama lui e non essendo da lui amata si muore. Avendo il re Alfonso di Ragona lasciati i regni suoi di Ra- gona e Catalogna sotto il governo de la reina Maria sua moglie e posto il seggio suo in Napoli che con tante fatiche si aveva acquistato, essendo uomo degno d’esser per le rare sue doti a qualunque imperador romano comparato, attese a pacificar con ogni diligenza il regno, che era per molti anni innanzi da molte guerre stato quasi tutto posto in rovina. Ed avendo messo ordine al tutto, diede il ducato di Calabria a Ferrando suo figliuolo, col quale pose molti suoi creati che in tutte quelle guerre per mare e per terra erano stati seco. E tra gli altri vi fu un nobilissimo barone siciliano al quale aveva donato il marchesato di Cotrone, che si chiamava il signor Giovanni Ventimiglia, cavaliero pronto di mano e prudente di conseglio. Era la corte del re Alfonso la scola di tutti i gentili costumi, e gli studi de le lettere in quella