Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, III.djvu/85

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82 PARTE SECONDA sovente in corte da tutti, che tu dietro a costei sei in modo perduto che più di nulla ti cale e che di te più non sei signore. Molti sono ancora che, come di te si favella, dicono che tu più non sei il solito marchese di Cotrone, ma che sei trasformato in Lionora Macedonia e che altro dio tu non hai al mondo che lei, la quale tanto di te e de le cose tue fa stima, quanto tien cura de le prime scarpette che mai le furono poste in piede. Né creder già che questo dichino ché mal ti voglino; ma la pietà che di te hanno, l’amore che ti portano e il desiderio che in loro regna di trarti fuor di questo inferno, gli astringe a dir ciò che favellano ed aver di te compassione. E per Dio ! a dirti liberamente il vero, tu ti sei pur lasciato fuor di misura a l’appetito trasportare. Tu che ne l'altre cose tue sempre dimostrato ti sei prudentissimo, in questa impresa sei di modo accecato che hai dinanzi agli occhi la tua manifesta morte e, che peggio è, la vergogna, il vituperio e il biasimo eterno del tuo nome, e noi vedi. Tu che nel mestieri de l’arme sotto il nostro glorioso re Alfonso tante volte hai le squadre nemiche rotte e le genti a te commesse per mezzo i nemici a salvamento condotte, ora te regger non sai e in luogo sicuro ritrarti non puoi, anzi da una feminella vinto, a lei per schiavo ti sei reso e come fanciullo dinanzi al maestro che lo sferza, tremante te ne stai. Ma da qual femina, Dio buono, sei tu vinto? Non negherò già che non sia de le belle giovani di Napoli e nobilissimamente nasciuta ed altresi in nobile e ricco gentiluomo maritata, perciò che negarci quello che ciascuno vede e sa. Ma dimmi: qual vertù è in lei? che costumi degni di commendazione ci hai veduti? che modi donneschi e leggiadri in lei hai notati? che accoglienze, che maniere e quai sembianti di gentilezza t’è paruto conoscere che meritin lode? Dirà forse alcuno: — Ella è casta e onesta, e non vuol far cosa che possa né a sé né al marito suo recar infamia. — Sta bene: cotesto è ben fatto, perciò che la donna, come ha perduto l’onestà, ha perduto tutta la gloria e tutto il ben suo. Ma quelle che veramente sono oneste, quelle che bramano per tali esser tenute, sono gentili e cortesi, e se vedeno che uomo ci sia che cerchi espugnar la lor pudicizia, fanno loro intender con bel modo che si levino da l’impresa