Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, III.djvu/96

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NOVELLA XXII 93 amore si fosse del tutto estinto. E quanto più ella tardava a scoprir la sua passione al cavaliere, tanto più si sentiva struggere e il suo fuoco farsi maggiore. Il cavaliero, avuta la seconda ambasciata, si deliberò andar a veder ciò che ella voleva dire, non si sapendo imaginar onde questa subita mutazione fosse nasciuta. Venuto il tempo di ritrovarsi a la chiesa, avendo la donna avuta la certezza che il cavaliero a l’ora pattuita verrebbe, si vesti ricchissimamente, e fattasi più polita c più leggiadra che puoté, accrescendo maestrevolmente, con l’arte le native sue bellezze, al segreto tempio si condusse, ove poco innanzi era con un picciolo paggio, che il cavallo di fuora gli teneva, il marchese arrivato. Quivi ella, con tre donne e dui servidori giunta, vide il marchese che solo passeggiava, al quale andando incontra, cortesemente lo salutò, ed egli lei. E cosi fattosi le debite accoglienze, disse il cavaliero:—Signora, voi, piacendovi, mi perdonarete se io l'altra volta non venni a casa vostra, perciò che le faccende che per le mani aveva noi permissero. Ora io son venuto per udir quanto vi piacerà dirmi. — La donna dopo alquanti pietosi sospiri che dal profondo del core le venivano, i dui suoi begli occhi pietosamente ne! viso al signor marchese fermando, in questa maniera con sommessa e tremante voce a parlar cominciò: — Se io, unico signor mio, fossi stata verso te tale, quale la tua vertù sempre ha meritato, potrei molto più arditamente dinanzi a l’alto e magnanimo tuo cospetto i prie- ghi miei porgere; ma quando io penso la mia ingratitudine e la durezza esser verso te stata più che infinita, e che mai non ho degnato d'un solo sguardo compiacerti, non ardisce la fredda lingua quello dirti che per supplicarti qui venuta sono. E nel vero, se solamente a quello che io merito avessi riguardo, come mai sarei stata osa venirti innanzi? Ma la tua umanissima umanità, la tua si larga cortesia di cui tanto sei commendato, mi dànno animo non solamente di manifestarti il desiderio mio e liberamente spiegarti il mio concetto, ma mi promettono che io appo te ritroverò pietà non che perdono. E che altro da cosi gentil e magnanimo cavaliero, la cui professione è giovar a tutti, si deve sperare? Io, signor mio, se fin qui son stata cieca