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NOVELLA XII ■97 dui insieme, fece Scotto certi argomenti i quali non seppe lo Acquinate discioglier già mai ; onde il papa con i cardinali diede la diffinitiva sentenza contra i frati predicatori. E su questa sua favola disse il frate minore mille pappolate da ignorante com’era. Predicava alora a Favenza nel convento nostro di Sant’Andrea fra Tomaso Donato, patrizio veneziano, predicator eloquente, dotto e graziosissimo, il quale per la sua dottrina e integrità di vita fu fatto patriarca di Vinegia e credo che ancora viva. Egli, avendo inteso ciò che il zoccolante aveva il di de la festa de la Concezione predicato, stette assai dubio di ciò che fosse da fare. Sapeva egli molto bene che quando san Tomaso mori, Scotto ancora non era nato; ma non gli pareva dever portar le croniche in pergamo e col testimonio degli scrittori far parer il zoccolante bugiardo. Tuttavia perciò gli dispiaceva che i favenzini restassero con si falsa favola in capo; onde si diede a fantasticare e chimerizzare che via tener devesse a confutar si manifesta menzogna. E più e più modi avendo pensato, caddegli in animo una chimera vie più artificiosa che la bugia del zoccolante, conchiudendo tra sé che erano da usare quelle medesime arme ad espugnare l’avversario, che egli in oppugnare san Tomaso aveva recate in campo. Cosi deliberò con una ingegnosa e piacevole invenzione, ancora che falsa, di vincer il suo nemico. Tenne adunque modo che per la domenica seguente fosse particolarmente invitata la maggior parte dei cittadini e popolari di Faenza, perché era per dir certe cose meravigliose e di gran piacere. Concorse tutta Favenza la domenica a la predica. Ascese fra Tomaso in pergamo e brevemente espose l’evangelio che il di correva; poi disse: — Faenzini miei, il giorno passato de la nostra Donna il padre zoccolante predicando, come molti di voi sapete, predicò che in Roma Scotto aveva confuso, disputando, san Tomaso e che il papa circa la Concezione aveva giudicato in favore de la sua religione; il che essendomi riferito, conobbi che egli di gran lunga s! ingannava e che male aveva studiato. Onde mi diedi a voltare e legger le vere croniche, ne le quali tutte le disputazioni già fatte in qual si voglia materia sono registrate, e tanto voltai e