Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, IV.djvu/253

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250 PARTE TERZA che in Roma fosse già mai. Onde giudicava esser il tutto buttato via che per indurla ad amare meno che onestamente se le fosse fatto. Mondo, che era, come si dice, de l’amore di Paolina cotto e che altro diletto od alleggiamento a le sue passioni non conosceva che la vista di lei, con molte parole assai si sforzò indurre la messaggera che con nuove ambasciate ritornar un’altra volta ci volesse e si facilmente per una repulsa avuta non si smarrisse, e che vederebbe l’utile che da lui de le sue fatiche ne conseguirebbe. La donna, che in simili imprese era pratica e più e più volte stata a la prova e cimentata, ed in effetto aveva compreso l’animo di Paolina esser alieno in tutto da cotali maneggi, in questa guisa al giovine rispose: — Mondo, io credo che i miei passi e le mie parole, quanto a te appartiene, mai non sarebbero gittati via, né io indarno per farti alcuno servigio m’affaticherei già mai, perché conosco che sei cortese e liberale, e sei si abbondevolmente di beni di fortuna dotato che sempre a chi ti farà piacere potrai largamente donare, ed io di già n’ho la caparra in mano. Ma io t’affermo, e punto non m’inganno, che certamente io con costei non verrò mai a capo di cosa che ti possa giovamento alcuno recare. Io debbo sapere ciò che mi dico, per le lunghe e continove ispe- rienze che ho di questo mestiero. Si che fa' quello ch’io ti conseglio, e levati fuor del capo questa fantasia. In Roma ci ci sono de l'altre donne non meno nobili e belle che si sia questa Paolina, ed io non ne conosco nessuna, di qual grado si voglia, che se io me le metto con le mie arti dietro, non la rechi a fare ogni mio volere. Guarda pure qual più ti va per lo gusto, e poi lascia fare a me. Che io più ritorni a parlare a Paolina levati di core, perché i fatti tuoi in parte alcuna non acconciarci né ti recarei profitto alcuno, e il caso mio an- derebbe di mal in peggio e forse saria l’ultima impresa che io facessi. — Intendendo Mondo la deliberazione de la donna, che dopo il ragionamento da lui si parti, restò cosi stordito e tanto di mala voglia che pareva che la machina de la terra gli fosse mancata di sotto i piedi, e in si fatto modo invili e tanto cordoglio ne prese che non solamente quel di e la seguente notte